Pensioni reversibilità, saranno dimezzate a queste persone nel 2025: intervento INPS

Brutta notizia per chi riceve la pensione di reversibilità: queste infatti saranno dimezzate a moltissime persone nel 2025. L’intervento INPS

Negli ultimi mesi, il tema delle pensioni di reversibilità è al centro dell’attenzione per via delle novità annunciate dall’INPS, che prevede significative modifiche all’erogazione di questi trattamenti. Si prospettano, infatti, riduzioni importanti nell’importo della per alcune categorie di beneficiari a partire dal 2025.

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Dimezzata la reversibilità – Contocorrenteonline.it

Questa misura, definita necessaria per allineare la spesa pensionistica ai criteri di sostenibilità economica, ha suscitato preoccupazione tra chi dipende da questo tipo di pensione per il proprio sostentamento. Ma chi subirà realmente questo taglio? Quali sono i criteri e le condizioni che determineranno le nuove modalità di calcolo? Vediamo nel dettaglio cosa cambierà.

Pensioni di reversibilità 2025: chi sarà penalizzato dalle modifiche

La pensione di reversibilità è un trattamento previdenziale che viene corrisposto ai familiari di un pensionato deceduto, come il coniuge o i figli, per offrire un supporto economico dopo la perdita del capofamiglia. Spesso rappresenta una fonte di reddito essenziale per coniugi vedovi o figli ancora in età scolare, garantendo una continuità economica al nucleo familiare.

Secondo le nuove direttive INPS, verranno ridotte per alcune categorie di beneficiari, con una decurtazione che potrebbe arrivare al 50% dell’importo attuale. Questa riduzione non sarà, tuttavia, applicata a tutti gli aventi diritto in maniera indiscriminata, ma seguirà criteri precisi basati sul reddito del beneficiario. Infatti, saranno penalizzate le persone che percepiscono redditi aggiuntivi oltre alla pensione di reversibilità e che superano specifiche soglie stabilite dall’INPS. Questa soglia di reddito sarà calcolata includendo non solo i guadagni derivanti da attività lavorative, ma anche eventuali rendite immobiliari e altre forme di introiti regolari.

I criteri di riduzione

Il criterio di riduzione si applicherà su base progressiva: più elevato sarà il reddito del beneficiario, maggiore sarà il taglio. In linea di massima, i pensionati con un reddito annuo superiore a una certa soglia, che sarà specificata in dettaglio nel regolamento attuativo, vedranno la propria pensione di reversibilità ridotta fino al 50%. In aggiunta, la riduzione potrebbe applicarsi in modo diversificato a seconda del rapporto familiare che il beneficiario ha con il pensionato defunto. Ad esempio, i figli maggiorenni, se non inabili, potrebbero essere maggiormente penalizzati rispetto ai coniugi.

Impatto della misura

La misura avrà un impatto significativo su molte famiglie italiane, specialmente quelle con redditi medio-bassi che si trovano a dipendere dalla pensione di reversibilità per integrare il reddito familiare. Per i coniugi vedovi che non percepiscono altri redditi o che hanno una limitata capacità di generare reddito a causa dell’età avanzata o di problemi di salute, la decurtazione potrebbe rappresentare una forte riduzione del tenore di vita.

pensioni reversibilità INPS
INPS rimodula le pensioni di reversibilità – Contocorrenteonline.it

Secondo l’INPS, questa misura mira a garantire l’equilibrio dei conti pensionistici in un contesto di risorse sempre più limitate, aggravato da un aumento della popolazione anziana e un rapporto di contribuzione lavorativa in calo. Tuttavia, le associazioni di categoria hanno già espresso preoccupazioni in merito, sottolineando che la riduzione potrebbe aggravare la situazione economica delle famiglie più fragili.

Chi non subirà tagli

Non tutti i beneficiari saranno soggetti a queste nuove regole. In linea di principio, la pensione di reversibilità non subirà decurtazioni per i coniugi vedovi che non dispongono di altre forme di reddito o che rientrano sotto un certo limite. Anche per i figli inabili a carico si prevedono delle eccezioni, per tutelare chi non è in grado di provvedere autonomamente al proprio sostentamento. Inoltre, le persone che risiedono all’estero e che non dichiarano altri redditi in Italia potrebbero essere escluse dal calcolo di riduzione, sebbene su questo punto restino ancora dei dubbi.

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