Cosa potrebbe accadere alle pensioni a seguito dell’ultimo taglio? A quanto ammonta la perdita? Ecco il panorama.
Come in molti sanno, si sta pensando alla possibilità di tagliare ancora una volta le pensioni, un piano che verrà attuato nel 2024. Lo scopo è quello di andare oltre un miliardo di euro dalla rivalutazione, delle risorse che potrebbero essere indirizzate per l’aumento delle pensioni minime per gli over 75, dando così loro la possibilità di ottenere un assegno pensionistico del valore di 700 euro.
A questo riguardo, alcune settimane fa Claudio Durigon, il sottosegretario al lavoro ha confermato che il governo è al lavoro sulla probabilità di andare a rivedere, ancora una volta, le percentuali di rivalutazione, andando a limitare le conseguenze della adeguamento di ogni assegno.
Quanto si andrebbe a perdere attraverso il passaggio delle rivalutazioni
In base a ciò che è inerente alla rivalutazione delle pensioni, già nel 2023 abbiamo assistito all’arrivo di un sistema maggiormente restrittivo a differenza di quello stabilito dalla legge 448 del 1998.
In base al programma, tale meccanismo verrà applicato anche il prossimo anno andando così a recuperare altre risorse insieme a quelle che già sono state risparmiate. In base alle ultime indiscrezioni, ossia in base a ciò che possiamo leggere dal DEF che ha ricevuto la sua approvazione nel mese di aprile nel 2024, il taglio di valutazione potrebbe essere pari al 5,7%. Tale percentuale però potrebbe anche essere oggetto ad una variazione.
Ci potrebbe essere quindi una penalizzazione per tutti coloro che ricevono un importo che va oltre i 1.691,22 euro e quindi per i soggetti in questione potrebbe esserci una rivalutazione del 97% piuttosto che una piena.
E quindi, anche se potrebbe sembrare una sciocchezza ricevere €4 in meno al mese, una situazione potrebbe essere peggiore per coloro che ricevono un trattamento compreso tra le quattro e le cinque volte il trattamento minimo.
Per soggetti del genere, la rivalutazione potrebbe essere dell’85% e quindi vedendo un incremento di 109 euro piuttosto che di 121 euro. Differenza minima è per coloro che invece richiedono un importo tra le 5 e le 6 volte il trattamento minimo, in quanto per loro la rivalutazione è del 52% del tasso e quindi una pensione il valore di 3.000 euro otterrebbe un aumento di 88,92 euro piuttosto che di 90,63 euro. Insomma, per il momento ancora è troppo presto per procedere con le varie simulazioni e per sapere quindi che cosa succederà a coloro che ricevono un assegno pensionistico sei volte più alto del minimo.