La sanità italiana a scuola. I risultati però non sono certo quelli che ci si aspetta. I voti del ministero fanno riflettere e non poco.
Il livello qualitativo della nostra sanità è sempre più che mai monitorato, sempre oggetto di critiche da tutte le parti e quasi mai di elogi. In alcune situazioni succede che lo stesso ministero competente, parliamo quindi chiaramente di quello della Salute, dia in qualche modo i voti alle strutture presenti sul territorio, regione per regione, andando a indagare anche sulla capacità organizzativa delle varie aziende locali e su tanto altro ancora. Anche stavolta, l’appuntamento non ha prodotto grandissimi risultati di merito.
Puntuale anche stavolta è arrivato il nuovo monitoraggio sui “Lea”. Parliamo nello specifico delle valutazioni del ministero competente circa la qualità dei livelli assistenziali offerti dalle singole regioni. Il bilancio che viene fuori da tali valutazioni risulta più che mai negativo, per specifici motivi.
Nello specifico possiamo prendere in considerazione il fatto che nel 2021, per esempio sette regioni su dieci non hanno garantito ai cittadini cure essenziali. Bilancio comunque migliore rispetto all’anno precedente, parliamo quindi del 2020. Chiaramente ad un certo punto tutto è stato messo in dubbio, è stato travolto dalla pandemia.
Gli indicatori utilizzati per tale sudio sono in tutto 88, dagli screening alle protesi, dai parti ai vaccini, fino ai tempi delle liste d’attesa. Gli indicatori di maggior rilievo sono 21, sei nel campo della prevenzione, nove in merito alla sanità distrettuale e sei relativi all’attività ospedaliera.
I punteggi più alti sono tutti riferiti a regioni del Nord o del Centro Italia, male al Sud. Numerose insomma le regioni bocciate in questo senso, in ogni parte del paese. Vanno considerati insomma numerosi aspetti che possono compromettere o meno le cure assistenziali fornite al cittadino.
Gli adempimenti dovuti dalle stesse regioni occorrono anche per arrivare all’ottenimento di maggiori finanziamenti dal Servizio Sanitario Nazionale. Le ragioni che raggiungono in questo caso un punteggio, per cosi dire, dignitoso, con punteggio complessivo superiore a 200 sono le seguenti: Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Umbria, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo e Lazio.
Le regioni che risultano di fatto promosse, con punteggio che va da 160 a 200 sono poi le seguenti: Puglia, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Sicilia, Basilicata, Campania e Valle d’Aosta. Con punteggio inferiore a 160 troviamo poi: Molise, Calabria, Sardegna e Provincia autonoma di Bolzano.
Il rapporto in questione alla fine sentenzia: “Risultano adempienti la maggior parte delle Regioni, a esclusione di Molise e Calabria, che si collocano nella classe inadempiente. Tali regioni, che sono sottoposte ai Piani di rientro, dovranno superare le criticita rilevate su alcune aree dell’assistenza, tra cui quelle degli screening, della prevenzione veterinaria, dell’assistenza agli anziani e ai disabili. In particolar modo, per la regione Calabria, il punteggio molto basso e in peggioramento rispetto all’anno precedente e’ dovuto all’insufficienza della qualita’ e copertura dei flussi informativi”. La sanità italiana insomma non sta benissimo, lo dicono i numeri, i dati, e i fatti, forse più di tutto il resto.