Allarme pensione. La tematica come sempre riguarda più che mai milioni e milioni di italiani. Il futuro è incerto.
Il tema pensione è sempre al centro, più che mai del dibattito pubblico. Gli italiani in moltissimi casi, purtroppo non sono certi di poter vedere i futuro realizzata questa fase, per cosi dire, che dovrebbe far parte della vita di chiunque. Oggi, nuove considerazioni nascono in merito, successive a quelli che sono i vari punti di vista espressi dai vari governi e i rispettivi correttivi. Al centro di tutto, però, restano i dubbi dei lavoratori, dei cittadini.
Il discorso pensioni negli ultimi mesi è tornato più che mai al centro dell’attenzione e del dibattito pubblico. In Italia, una riforma più che mai audace e seria è attesa da anni. Passano gli anni ma ancora in certi casi non sono chiari criteri e condizioni pratiche di pensionamento.
Il punto sul quale verte il più recente confronto in tema pensionistico riguarda gli importi degli stipendi mensili dei lavoratori. In che senso? Il discorso è semplice. Più basso è lo stipendio mensile del lavoratore e più incerta sarà la sua futura situazione pensionistica.
I calcoli attuali che nascono dalle regole che oggi caratterizzano lo stesso sistema pensionistico ci riportano quindi a una situazione potenzialmente futura assolutamente incerta. Niente a che vedere, insomma, con quello che in qualche modo potrebbe sognare e sperare un qualsiasi lavoratore.
La situazione si lega quindi irrimediabilmente con l’altra problematica storica assai frequente nel nostro paese, la regola, perché ormai di regola si tratta, degli stipendi bassi. Più lo stipendio è basso più si rischia di avere problemi con l’eventuale fase di pensionamento. Questa in sintesi è la storia.
Il Governo Meloni negli ultimi mesi sta cercando in qualche modo di intervenire su quelli che sono gli stipendi dei lavoratori italiani. In questo senso anche la manovra che ha provveduto a tagliare il cuneo fiscale. L’obiettivo è quello di incrementare almeno i redditi dei lavoratori che guadagnano meno di 35mila euro all’anno.
Va anche detto però che il taglio del cuneo fiscale non dovrebbe però incidere sul discorso pensione dello stesso lavoratore. Negli anni tutto è in qualche modo tendente al ribasso. Il discorso dei coefficienti di trasformazione che impongono una quota contributi accantonata ricalcolata attraverso o stesso elemento in questione.
Immaginiamo quindi un lavoratore che percepisce uno stipendio mensile di 1000 euro. Nel complesso parliamo di una retribuzione lorda di 14.200 euro lordi annui. Per tale reddito verranno quindi versati 4.686 euro di contributi. Lavorando in queste stesse condizioni per 20 anni si produrrebbe una quota di contributi versata pari a 93mila euro. La cifra può anche essere arrotondata a 100mila e alla fine produrrà un reddito pensionistico pari a 5.723 euro a 67 anni e a 5.931 euro a 68 anni.
In sintesi parliamo di circa 440 euro mensili. Vi sembra in trattamento decoroso? Al contrario per godere alla fine di un trattamento pensionistico più adeguato bisognerebbe lavorare per almeno 30 anni con adeguamenti vari di stipendio nel corso degli anni. Si arriverebbe cosi a 8.585 euro annui con pensionamento a 67 anni. Parliamo a questo punto di circa 660 euro al mese.