Una modalità di truffa assolutamente inaspettata che ha quasi spiazzato anche coloro che in un certo senso dovrebbero controllare, tutelare e quant’altro. Chiaramente il tutto in qualche modo è venuto fuori ma al tempo stesso c’è timore perché in alcuni casi i malintenzionati di turno possono arrivare ad esprimersi in situazioni davvero difficilmente immaginabili. La realtà in un modo o nell’altro è questa.
Quello che è accaduto a Roma, presso il Municipio XI Portuense della Capitale ha dell’incredibile. Un documento, rivelatosi poi chiaramente falso, molto somigliante (questo ha insospettito gli inquirenti) affisso agli ingressi di numerosi condomini attraverso il quale si faceva esplicita richiesta di esibizione di documenti privati con relativa allerta lanciata nei confronti di cittadini della zona.
Chiaramente, lo stesso Commissariato in questione ha allertato la cittadinanza a prestare attenzione in futuro nell’eventualità in cui casi simili a quello riscontrato possano ripetersi. Una situazione insomma surreale che non può che lasciare gli stessi cittadini in una situazione di profondo sconforto. La truffa esiste, è vero, ma fin dove si può arrivare in certi casi? Questo ci si chiede.
L’avviso in questione quello apparso sui portoni di numerose abitazioni aveva chiaramente lo scopo di intimorire gli stessi inquilini e di conseguenza approfittare della propria assenza per entrare, con molta probabilità presso quelle stesse abitazioni. La notizia ha chiaramente dell’incredibile, ma in ogni caso si riferisce alla realtà, spietata, certo, ma pur sempre autentica.
“Su diversi portoni ignoti hanno affisso questo avviso – si legge in un post su Facebook – il Municipio si è messo in contatto con il commissariato di Polizia ‘San Paolo’ che ha confermato che si tratta di un falso avviso. Le forze dell’ordine hanno avviato le attività di ricerca degli autori. Massima attenzione ai tentativi di truffa in casa, in modo particolare per gli anziani e le persone fragili”.
Nel documento in questione si fa riferimento a: “documento di identità con foto e specificato indirizzo di residenza; documento di locazione/contratto di affitto; altri documenti che comprovino la presenza in domicilio differente dal proprio di residenza per gravi motivi di necessità quali malattia, assistenza agli anziani (comprovata da certificazione medica), motivi inderogabili di lavoro che rientri nella relativa categoria Ateco”.
Inoltre si specifica che: “tutte indicazioni, come anche le sanzioni previste per le “presenze non giustificate” (ammenda fino a 206 euro, arresto fino a 3 mesi, reclusione da 3 a 12 anni nei casi più gravi)”. Il tutto insomma sembra far riferimento a un vecchio documento ministeriale risalente ai tempi della pandemia di covid. Il consiglio pratico è quello di fare molta attenzione per il futuro. Episodi simili potrebbero tranquillamente ripetersi.