Il progetto mini-casa, avviato in Cile, mette sul mercato abitazioni da 9 metri quadri. Eppure non manca proprio niente…
Uno dei passaggi epocali della tecnologia ha coinciso con la riduzione dei dispositivi. Non in termini di produzione ma di dimensioni reali. Del resto, una prima rivoluzione nell’accesso ai ile “mobili” si è avuta con l’introduzione del compact-disk (il cd), poi superato da dispositivi hardware in grado di sviluppare la sua e numerose altre unzioni senza l’aggiunta di ulteriori componenti.
Un metodo che, in qui, ha funzionato alla perfezione con dispositivi come lettori musicali, pc e telefoni. Probabilmente in pochi, però, avrebbero immaginato che una tale procedura sarebbe toccata anche alle case. Anche perché, a ben vedere, un’abitazione non molto grande mal si concilia con le esigenze di una famiglia, nonostante possa sorridere di più sul piano economico. Fatto sta che, in Sud America, una convergenza tra innovative idee strutturali da parte di un pool di architetti e designer e l’esigenza di fornire anche ai meno abbienti delle tipologie di abitazione adatte, hanno portato alla creazione del progetto mini-casa. Anzi, per l’esattezza una “3×3 retreat”. Il terreno di sperimentazione è il Cile.
Una casa piccola ma dotata di tutti i comfort. E, soprattutto, a basso impatto ecologico. Un progetto che il team di esperti ha plasmato sulla base delle esigenze specifiche che un potenziale acquirente ricerca in un immobile ma con la differenza (notevole) di inserire tutti i crismi della casa tradizionale in pochissimi metri quadri. L’obiettivo, chiaramente, è agevolare l’acquisto di case attraverso proposte a prezzi più vantaggiosi. Tuttavia, il modello di abitazione “small” sembrerebbe destinato a un successo ben al di sopra delle aspettative. In linea, a quanto sembra, con le caratteristiche della domanda attuale. È chiaro che, se si considerano le dimensioni (esattamente tre metri per tre, quindi nove metri quadri), il target non può essere una famiglia.
Mini-casa da nove metri quadri: a chi si rivolge il progetto cileno
Il progetto è stato curato dall’Estudio Diagonal Architects, consorzio di professionisti che ha di atto lanciato una sperimentazione globale. L’intento originale, era quello di offrire i cosiddetti “rifugi”, ossia degli ambienti piccoli e confortevoli, adatti per un periodo di vacanza o di soggiorno fuori città, anche solo come ricovero notturno. Eppure, essendo dotata di tutti i dettagli richiesti da un’abitazione standard per essere definita tale (incluso il bagno), la mini-casa 3×3 ha riscosso un successo abbastanza insperato, almeno sulla carta. La possibilità di acquistare un’abitazione a poco prezzo ha finito per attirare una buona schiera di potenziali interessati, anche e soprattutto a dotarsi di una casa-vacanze. Del resto, è abbastanza evidente che, se non come soluzione di grave emergenza, un mini-appartamento da appena 9 metri quadri possa bastare più che altro come punto d’appoggio per periodi di relax.
Il prezzo è decisamente competitivo, anche in relazione al mercato immobiliare cileno. Le strutture vengono vendute già pronte, utilizzando materiali economici e a basso impatto ambientale. Il che porta il costo complessivo delle abitazioni 3×3 a non superare i mila euro. Un prezzo che premia anche acquirenti appartenenti alla fascia media della popolazione, almeno nell’ottica dei mercati europei. Il progetto si caratterizza comunque di una strategia inclusiva, oltre che di ottimizzazione del rapporto tra le seconde case e l’ambiente. I materiali utilizzati potrebbero consentirne addirittura lo smontaggio e un nuovo assemblaggio, chiaramente a fronte di altri costi. Di sicuro, tra i materiali di costruzione non figurerà il cemento. Altro motivo per non considerarle abitazioni vere e proprie.