L’argomento precarietà del lavoro è piuttosto delicato, ma a quanto pare ci sono alcuni lavori più a rischio rispetto ad altri. Scopriamo quali sono.
Il mondo del lavoro, soprattutto in Italia, è messo a dura prova da molteplici fattori che ne ostacolano la crescita. Dopotutto, bisogna fare i conti con le conseguenze negative della pandemia e della guerra tra Russia e Ucraina. Come se non bastasse, ci si mette anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che minaccia severamente alcune mansioni.
Oggi come oggi, l’argomento “precarietà del lavoro” è più attuale che mai. In ogni caso, il mondo occupazionale è profondamento cambiato, soprattutto dopo il periodo pandemico in cui è diventato necessario trovare un modo per lavorare, seppur in isolamento. Ed è così che molti lavori si sono sviluppati in smart working: alcuni in maniera temporanea, altri in modo definitivo e prolifica.
In ogni caso, l’inevitabile evoluzione del mondo del lavoro porterà alcuni settori a soffrire maggiormente rispetto ad altri. In particolare, sono stati individuati 3 settori lavorativi che, molto probabilmente, rischiano di essere radicalmente cambiati, portando a massicci licenziamenti.
Allo stesso tempo, ci sono 4 settori lavorativi che non dovrebbero subire negativamente l’effetto dei cambiamenti ma, al contrario, riusciranno ad imporsi in uno scenario così incerto.
Senza troppi giri di parole: i settori più a rischio in questo momento sono tre. Ci stiamo riferendo a:
Ma quali sono le ragioni che mettono a rischio questi tre settori? Innanzitutto la carenza di manodopera porterà i settori sopra elencati a sparire gradualmente, fino ad essere sostituiti completamente con sistemi automatizzati.
Inoltre, negli ultimi decenni questi settori si sono fortemente specializzati.
Al giorno d’oggi non possibile entrare a far parte di uno di questi settori senza avere un’adeguata formazione sia teorica che in materia di sicurezza. Ma, allo stesso tempo, ci sono pochi operai specializzati o che hanno seguito corsi di formazione ad hoc.
Ad ogni modo, il settore dei servizi d’informazione sembra essere quello maggiormente a rischio licenziamenti. Di fatto, nel corso della pandemia, si è assistito ad un aumento di lavoratori in quest’ambito a causa della necessità di “spostare” i business reali in rete. Ora che la fase emergenziale è cessata e i business sono avviati, c’è la possibilità che tutti questi lavoratori vengano letteralmente lasciati a casa. Ci stiamo riferendo a fior fior di ingegneri informatici e di tecnici specializzati.
Per quanto riguarda il settore del trasporto, dell’edilizia e del magazzinaggio: c’è il concreto rischio che molti lavoratori vengano licenziati. In tal caso, le ragioni sono legate al termine della fase di emergenza legata alla pandemia. Ora che le cose sono tornate alla normalità, molte persone sono tornare ad acquistare nei negozi fisici, dunque non c’è più il bisogno di tutti questi lavoratori che, finora, hanno gestito magazzini e spedizioni online.
I settori che sopravvivranno alla rivoluzione del lavoro sono essenzialmente 4:
Si tratta di settori lavorativi che offrono un servizio indispensabile alla società e, per questo motivo, non soffrono l’inflazione e la crisi lavorativa.
Per quanto riguarda i servizi educativi privati questi probabilmente aumenteranno di pari passo con la crescita del tasso occupazionale femminile. Mente l’assistenza sanitaria non ha mai vissuto crisi, al contrario affronta periodicamente problemi legati alla carenza di personale.