La BCE ha comunicato un ulteriore aumento dei tassi di 50 punti. Cosa accadrà ai mutui? C’è grande preoccupazione.
La banca Centrale Europea ha comunicato un ulteriore rialzo che porterà ad un incremento delle rate relative ai prestiti. Il nuovo aumento prevede un +50 punti sui tassi, esso si aggiunge agli altri rialzi già avvenuti nel 2022 e provocherà un’ulteriore impennata.
Molti mutuatari si troveranno a pagare una rata pari al 50% in più rispetto ad un anno fa. Ovviamente ci stiamo riferendo a coloro che hanno che hanno stipulato un mutuo a tasso variabile. Diverso è il discorso per i mutui a tasso fisso che non possono essere modificati.
Tuttavia, nonostante questa situazione sia diventata piuttosto pesante per molte famiglie, c’è una speranza all’orizzonte.
Il trend rialzista è destinato a rallentare soprattutto dopo i casi di SVB e Credit Suisse.
Si è verificato un nuovo rialzo di 50 punti base dei tassi della Banca Centrale Europea. Ciò vuol dire che, coloro che hanno stipulato un mutuo a tasso variabile si troveranno a dover sostenere un esborso maggiore. Per milioni gli italiani titolari di un mutuo a tasso variabile, nell’arco di 12 mesi si è registrato un incremento della rata mensile pari al 50%.
In sostanza, una consistente fetta della popolazione italiana si trova a versare circa il 30% del reddito medio per rimborsare il mutuo bancario.
Non a caso, una recente indagine ha sottolineato come numerose famiglie sostengono di non essere in grado di pagare la rata del mutuo. In particolare, un nucleo familiare su 4 teme che nell’arco del 2023 non riuscirà ad onorare il prestito. In ogni caso, anche coloro che sono in minore difficoltà, confessano di aver dovuto tagliare su altre spese per non saltare alcun pagamento.
Insomma, la situazione è piuttosto critica. Ma, a quanto pare, in futuro le cose potrebbero migliorare. Di fatto, l’istituto di Francoforte prevede una riduzione del trend rialzista che sembra essere destinato a rallentare.
Secondo alcune statistiche, in Italia, ci sono circa 6,8 milioni di famiglie indebitate. Ci stiamo riferendo al 25% del numero di famiglie totali. Di queste, 3,5 milioni di famiglie sono indebitate per aver stipulato un mutuo per l’acquisto di una casa.
Coloro che hanno optato per il tasso fisso sono in una botte di ferro. Il problema BCE aumento dei tassi, infatti, riguarda chi, al momento della stipula del mutuo, ha optato per il tasso variabile.
Secondo la Fabi, quest’ultima categoria di mutuatari si trova a pagare una rata che è aumentata del 54% rispetto a 12-18 mesi fa.
La situazione è critica anche per chi sta a stipulando un mutuo nuovo, ovvero per coloro che intendono acquistare una casa nel 2023. A parità di condizioni economiche, i nuovi mutuatari si trovano a dover affrontare un esborso decisamente più alto rispetto a chi ha sottoscritto un mutuo nel 2021.
Si stima che i tassi variabili potrebbero arrivare al 4,9%. Si tratta di un incremento sorprendente, soprattutto se si tiene conto che alla fine del 2021 i tassi variabili erano dello 0,6%.
Ciò vuol dire che, a parità di condizioni economiche, chi sottoscrive ora un contratto di mutuo si trova a versare una rata più alta del 49,5%.
In merito ai nuovi mutui, la situazione non è tanto rosea anche per chi opta per il tasso fisso.
In questo caso, infatti, è stato registrato un aumento che si proietta a superare il 4%, partendo dal 1,8% del 2021, con un raddoppio delle rate.
Tutto ciò avrà un’influenza negativa sul mercato immobiliare. Secondo le stime del Crif, si assisterà ad un -25% di prestiti immobiliari.
In base ad alcune stime, il nuovo rialzo effettuato dalla BCE porterà ad un incremento delle rate del finanziamento che cresceranno complessivamente del 52%, nell’arco di 18 mesi. Tuttavia c’è uno spiraglio di speranza, che ha a che fare con le vicende SVB e Credit Suisse.
Ci stiamo riferendo di due istituti bancari colpiti da una forte crisi che non ha impedito alla BCE di effettuare un ulteriore aumento di punti base. Tuttavia, la situazione delle due banche potrebbe impedire l’esecuzione di nuove mosse aggressive da parte di Francoforte, nell’arco dei prossimi mesi.
Di conseguenza ci si aspetta “aumenti più contenuti nei prossimi mesi e la possibilità che la Bce rallenti, se non addirittura interrompa, il trend rialzista”.