Negli ultimi anni la pratica dei prestiti a pegno è purtroppo tornata di moda a causa della crisi economica. Vediamo nel dettaglio di che tipologia di prestito si tratta e come funziona.
Il credito su pegno è una delle forma più antiche di prestito che esistono nel nostro paese. La sua introduzione risale infatti al lontano 1938.
Negli ultimi decenni, questo sistema di credito aveva finito per essere sempre meno utilizzato dalla popolazione, complice un livello di benessere che, nonostante la varie crisi economiche che abbiamo vissuto, si è comunque mantenuto per milioni di persone, su standard dignitosi.
Prestiti a pegno, perché tutto è cambiato con l’avvento della pandemia
E dunque l’esigenza di dover vendere i propri tesori di famiglia, restava comunque una pratica non molto comune. Tutto è purtroppo cambiato con l’avvento della pandemia, e in seguito il drastico aumento delle materie prime. Una continua emergenza che ha trascinato milioni di famiglie italiane sul baratro della povertà, facendo purtroppo tornare di moda, l’utilizzo del credito e pegno. Ma cosa si intende esattamente con questa espressione? Il credito a pegno è un prestito in denaro che si ottiene dando in garanzia un bene materiale che si possiede. Uno degli esempi più comuni che si possono fare riguarda i gioielli.
Tutti infatti abbiamo in casa dei gioielli regalati per delle comunioni, anniversari particolari, una usanza che nel nostro paese è sempre esistita. Gioielli che spesso hanno un grande valore economico oltre che affettivo, e dunque in casi molto estremi, diventano la garanzia perfetta se si ha un rapido bisogno di avere a disposizione del denaro contante.
Perchè non va confuso con il Compro Oro, quali sono le differenze
Non va confuso però con la pratica del compro oro, in cui si decide semplicemente di convertire un bene materiale che si possiede in denaro. In questo caso è diverso, in quanto il bene materiale viene semplicemente dato in garanzia, fino al momento in cui la somma di denaro corrispondente presa in prestito non viene restituita. Anche perché è la stessa legge italiano che impone che la banca che trattiene il pegno, non possa in alcun modo diventarne proprietaria.
È una disposizione giuridica ben precisa, chiamata divieto del patto commissorio. Al giorno d’oggi, non esistono più i piccoli negozi privati di credito a pegno dove era possibile trovarne 20 o 30 anni. Oggi a condurre questo tipo di prestito sono nella maggior parte di casi banche private e società parallele che offrono questi servizi specifici.
Ma quanto si può ricevere in prestito? Si tratta di un importo che corrisponde alla cifra del bene che si è messo in pegno?
Prestiti a pegno, qualche esempio per capire come funziona
Facciamo qualche esempio pratico per comprendere meglio. Mettiamo che io ad esempio voglia mettere in pegno una collana del valore di mille euro. La prima cosa da capire è che il prestito avverrà sempre per una cifra minore dell’importo che si garantisce con il bene materiale in pegno. Questo significa che con una collana di mille euro, posso ottenere un prestito di circa ottocento euro.
E avrò naturalmente l’obbligo, essendomi rivolto a un istituto di credito, di restituire la cifra che ho preso in prestito maggiorata con gli interessi. E cosa accade se non riesco a restituire il dovuto? Abbiamo detto in precedenza che alla banana non viene concesso in questo modo di diventare automaticamente proprietaria del bene messo in pegno. Il creditore in questo caso, come dispone la legge, deve invece interpellare il tribunale, denunciando il mancato ritorno del prestito, chiedendo che il bene in questione venga messo in vendita, ed essere così risarciti attraverso questa operazione.