Cambia tutto sulla cessione crediti con il superbonus dopo il nuovo decreto del governo. Vediamo le nuova modifiche introdotte.
Continua a fare discutere la repentina e clamorosa scelta del governo di mettere fine alla cessione dei crediti sul superbonus. Una soluzione che continua ad essere fortemente difesa dal Ministro Giorgetti, che d’altronde già da mesi spingeva in questa direzione. Il governo ha giustificato questa scelta, sulla base di un mercato edilizio che era stato fin troppo drogato dal superbonus 110 per cento, come testimoniano le numerose truffe scoperte sul territorio.
Ma resta il fatto che, nonostante il decreto si sia occupato di esonerare i cessionari nella maggior parte dei casi da eventuali responsabilità nella procedura di cessione credito, con questo blocco improvviso sono tante adesso le imprese che rischiano di andare in difficoltà.
Ma cosa si intende esattamente con cessione del credito? Si tratta di una procedura che consente di poter beneficiare di una detrazione fiscale sulle imposte da pagare, e che viene maturato aderendo ad uno dei bonus edilizi varati in questi anni. Il contribuente ha la possibilità di utilizzare questo sconto in fattura come compensazione diretta, e dunque vedendosi sottrarre la cifra dovuta come rimborso delle tasse. Oppure, può per l’appunto cedere il credito a un soggetto terzo, che lo rifonderà della somma spettante, prendendosi lui “l’onere” di richiedere questo credito allo stato. Nella sua formulazione iniziale, il superbonus concedeva la possibilità di cedere i crediti un numero illimitato di volte, e di poterlo fare con qualunque ente privato, e dunque anche alle banche.
Ma una procedura così semplice ha ben presto dato luogo a tantissime truffe ed è per questo che alcune disposizioni sono state modificate con una specifico decreto antifrode del Novembre 2021. E già l’anno scorso infatti, il numero dei crediti ceduti era sceso di molto. Ma questo non è evidentemente bastato a fare stare tranquillo il governo, che come abbiamo visto ha alla fine optato per una soluzione più drastica. Nel decreto viene in primo luogo disposto lo stop per tutti gli enti locali di acquistare crediti del superbonus, fermando anche eventuali nuove cessioni e sconto in fattura.
Questa scelta però crea alcuni problemi che andranno risolto tra qualche mese. Questi ad esempio erano i mesi in cui regioni e province stavano facendo il possibile per acquistare crediti e fare ripartire i cantieri. Sono migliaia infatti i lavori che si sono bloccati a causa di un mercato edilizio ingolfato e forse drogato da questi crediti, e con questo stop per gli enti pubblici nell’acquisto dei crediti, non è chiaro come farà adesso il settore edilizio a rilanciarsi. Il governo però ha difesa questa scelta e il divieto imposto a province e regioni, perché il superbonus ha sfiorato dalla sua introduzione, i 110 miliardi di fondi elargiti.
Una spesa che secondo Giorgetti è ormai insostenibile per le casse dello stato.
Per cui i contribuenti italiani sono avvisati: a partire dalla data del 17 Febbraio 2023, non è più possibile cedere crediti per interventi di recupero del patrimonio, riqualificazione energetica, lavori antisismici, restauro facciate, ed installazione di impianti eco solari e colonnine di ricaricare per auto elettriche.
Lo sconto in fattura e la cessione dei crediti restano attivi soltanto per interventi del superbonus, per i quali il committente aveva già presentato la Cilas entro il 16 Febbraio 2023. Questo viene concesso nelle stesse modalità a condomini in cui la Cilas era stata presentata entro il 16 febbraio 2023. E anche per interventi di demolizione e ricostruzione dove è stato già presentato il titolo abilitativo.