Per alcuni ansiolitici si sta assistendo alla carenza di farmaci. È scattata la contingentazione nella distribuzione dei medicinali.
Il farmaco ansiolitico Frisum, utilizzato anche come antiepilettico nei bambini, risulta temporaneamente difficile da trovare. A quanto pare c’è stata una riduzione e interruzione temporanea nella produzione del farmaco.
Di conseguenza, per i pazienti che assumevano questo ansiolitico è scattata la contingentazione. In pratica gli operatori sanitari dispensano ai pazienti solo le confezioni necessarie per proseguire la loro terapia, impedendo qualsiasi fenomeno di accaparramento.
Di fatto, il numero di confezioni attualmente disponibili non sono in grado di coprire i fabbisogni del territorio. Per questo motivo, è diventato necessario contingentare la distribuzione del farmaco.
Il Frisium è un medicinale indicato per il trattamento di ansia, tensione e altri disturbi associati all’ansia. Il medicinale contiene Clobazam e, per questo motivo, appartiene alla classe di farmaci definiti ansiolitici benzodiazepine.
La prescrizione di questi medicinali da parte dell’operatore sanitario avviene solo nei casi più gravi di disturbi legati allo stato d’ansia. Si tratta, dunque, di un farmaco che rientra all’interno di una terapia indirizzata in favore dei soggetti che subiscono gravi ripercussioni a causa dell’ansia.
Purtroppo però, è avvenuta una temporanea interruzione nella produzione del farmaco che ha provocato una riduzione dello stesso a livello nazionale.
Ciò vuol dire che il numero di confezioni attualmente in circolazione non è in grado di coprire il fabbisogno di cittadini italiani.
L’Agenzia italiana del farmaco ha invitato gli operatori sanitari a “dispensare i pazienti solo le confezioni necessarie per proseguire la terapia”.
In base a quanto riportato nel comunicato dell’Aifa, la contingentazione del farmaco riuscirebbe a coprire, di misura, il fabbisogno: «Le confezioni disponibili, se distribuite correttamente, dovrebbero essere sufficienti per garantire la prosecuzione della terapia a tutti i pazienti in trattamento, fino al ripristino regolare delle forniture».
Tuttavia, «al fine di ridurre i disagi per i pazienti, in considerazione del fatto che in Italia non sono autorizzati farmaci con lo stesso principio attivo, le strutture sanitarie possono richiedere l’autorizzazione all’importazione di un analogo medicinale dall’estero».
Nel frattempo l’Agenzia ha avviato un dialogo con la Senofi, l’azienda produttrice del farmaco, con lo scopo di capire perché è avvenuta una riduzione della produzione del medicinale e in che modo evitare che accada nuovamente in futuro.