RITA, grazie alla rendita integrativa i contribuenti hanno la possibilità di uscire dal mondo del lavoro, prima dell’età pensionabile. Vediamo come funziona.
La RITA è una Rendita Integrativa Temporanea Anticipata. Si tratta di una misura che consente di avere a disposizione una piccola rendita prima della pensione, che deriva da un capitale precedentemente accumulato in un fondo pensione.
Lo scopo è infatti quello di mettere da parte delle risorse economiche, che si tramuteranno in seguito in una rendita integrativa che precede la pensione. La RITA va infatti intesa come una vera e propria pensione integrativa. Un trattamento che viene erogato fino al momento in cui non subentra quella di vecchiaia. La sua convenienza è infatti proprio quella di rappresentare un’uscita “alternativa” al mondo del lavoro, anche se non si sono ancora raggiunti i requisiti anagrafici richiesti. Tutti coloro che dunque hanno aderito a questo fondo pensione, hanno la possibilità di poter richiedere, fino a dieci anni prima della pensione, questa rendita integrativa.
Ci sono naturalmente dei requisiti da soddisfare per poter richiedere la RITA. In primo luogo si può presentare domanda soltanto nel momento in cui si cessa qualunque tipo di attività lavorativa. Anche se, come chiarisce la stessa Covip, viene prevista anche la possibilità di poter ricominciare a lavorare dopo che il beneficio diventa attivo. Il contribuente poi, per ottenere l’erogazione di questo assegno mensile, deve aver maturato un minimo di 20 anni di contributi nella gestione previdenziale pubblica.
È necessario poi che il richiedente abbia almeno 62 anni di età, e cioè in un’età inferiore di massimo cinque anni a quella richiesta per il pensionamento. Questo criterio però può cambiare nel momento in cui la persona richiedente è disoccupata. Nelle situazioni in cui infatti l’aderente al fondo pensione non ha un’occupazione da almeno 24 mesi, questi può presentare domanda per la RITA anche a 57 anni. Il limite massimo previsto per la Rita è quello di subentrare fino a una massimo di dieci anni prima della pensione di vecchiaia.
Si tratta dunque di una forma di pensione anticipata pensata per tutti coloro che, per vari motivi, si ritrovano ad uscire dal mondo del lavoro, pericolosamente vicini all’età della pensione, ma senza averla ancora raggiunta. Una situazione spesso non semplice. Anche perché l’attuale mercato del lavoro in Italia, fatica molto a trovare occupazione a chi ha già superato una certa età.
Nel momento in cui la domanda viene accettata, verrà dunque erogata una parte frazionaria del capitale che si era accumulato in precedenza aderendo al fondo pensione. La RITA può essere percepita a quel punto su base mensile o trimestrale. Il contribuente ha anche la possibilità di poter convertire in rendita anticipata, soltanto una parte del capitale precedentemente investito. Il restante 50 per cento del capitale, può lasciarlo come “tesoretto” da riscuotere in seguito, magari al raggiungimento della pensione di vecchiaia.
Si può scegliere di convertire in RITA anche solo una parte del capitale accumulato. E lasciare nel fondo pensione la parte residua che sarà erogata come pensione integrativa. In questo caso, nel momento in cui termina la rendita temporanea perché si accede al pensionamento, l’aderente inizia a percepire la rendita pensionistica integrativa a vita intera o, a sua scelta, per il 50% in capitale e il 50% in rendita vitalizia. Le rate entro cui viene corrisposta questa rendita nel momento in cui si attiva, cambiano a seconda della forma pensionistica a cui si è scelto di aderire. In ogni caso, è la stessa Covip a raccomandare che l’assegno venga erogato su base trimestrale o mensile. Inoltre, anche nel momento in cui si percepisce la ROA, il capitale restante può comunque continuare ad essere gestito, continuando dunque a beneficiare dei rendimenti. Quando ad esempio si utilizza il capitale per la RITA al 50 per cento, le rate vengono ricalcolate anche in base ai rendimenti annuali registrati dal fondo pensione.
Facciamo adesso alcuni esempi per capire quanto e come può convenire aderire a RITA per un lavoratore.
Mettiamo il caso di un lavoratore dipendente, che ha accumulato nella RITA un capitale di 150mila euro, e voglia adesso sfruttare la possibilità di utilizzare questa rendita dieci anni prima della pensione. A quanto ammonterà la sua rata trimestrale? Diventa una soluzione conveniente avendo investito un capitale di questa entità?
Per fare questo calcolo abbiamo utilizzato il simulatore messo a disposizione da penplan.com.
In questo, se il lavoratore intende uscire dieci anni prima dal mondo del lavoro, sfruttando la rendita integrativa, e voglia anche utilizzare il 100 per cento del capitale investito, potrà contare su una rendita trimestrale di 2.500 euro. Quasi mille euro al mese, che gli saranno erogati per i dieci che precedono il raggiungimento della pensione di vecchiaia.
Mettiamo adesso invece il caso di un lavoratore che ha deciso di investire negli anni nella RITA un capitale pari a 200mila euro. E che voglia uscire cinque anni prima dal mondo del lavoro, appoggiandosi a questa rendita. Ma sfruttando soltanto il 50 per cento del capitale investito, lasciando il restante nel fondo pensione. Di quanto sarà invece in questo caso la sua rata trimestrale? In questo caso, il lavoratore riceverà una rendita trimestrale di 5mila euro per i successivi cinque anni.
Si comprende bene dunque, come la RITA, a determinate condizioni, possa risulta una rendita integrativa estremamente conveniente per i contribuenti.