Quale sarà quest’anno l’importo minimo della pensione di reversibilità? Vediamo insieme gli ultimi aggiornamenti e cosa cambia a breve.
Come ogni anno, il governo sta rivalutando l’importo delle pensioni e delle varie misure di sostegno erogate mensilmente alla popolazione. Una manovra fatta allo scopo di adeguare gli importi al costo della vita, tenendo conto di quanto l’inflazione eroda il potere d’acquisto delle famiglie anno per anno.
Per quanto riguarda la pensione di reversibilità, al momento l’importo minimo dell’assegno del 2022 è di 524,34 euro mensili. Questa cifra nel 2023, sale a 570 euro. Gli aumenti, per la maggior parte dei contribuenti, non sono arrivati nel mese di gennaio, a causa di alcune lungaggini burocratiche che hanno allungato i tempi.
Quasi sicuramente però, saranno già diventati realtà negli assegni che verranno erogati nel mese di febbraio. L’importo della pensione di reversibilità non subirà alcuna variazione nel 2023 per tutti coloro che hanno un reddito annuo massimo di 20.489 euro. Quanto prenderà in tal senso un superstite senza figli? Se il suo reddito è tre volte il minimo stabilito per legge, l’assegno è pari al 60 per cento della cifra massima. Con un reddito tra 3 e 4 volte il minimo, sarà del 45 per cento, e con un reddito tra 4 e 5 volte il minimo, scenderà al 36 per cento dell’importo massimo che può essere corrisposto. La pensione di reversibilità, è bene precisare, può essere comunque sommata con altre pensioni ai superstiti.
Ma chi ha diritto a ricevere l’assegno della pensione di reversibilità? Possono presentare richiesta tutti coloro che, secondo quanto previsto dalla legge, risultano “superstiti”. Persone dunque che hanno perso un loro familiare e convivente, vedendo così venire meno anche un importante supporto economico. È il caso di un coniuge che resta da solo a causa dell’improvvisa scomparsa del compagno o della compagna, ma anche di chi si separa e resta senza reddito. Nel caso dei coniugi divorziati che hanno visto il loro ex passare a miglior vita, però, esistono dei precisi limiti per rientrare nella misura. Il coniuge che presenta la domanda non deve essersi sposato di nuovo.
È inoltre indispensabile che la data di inizio del rapporto assicurativo che dà diritto all’assegno, sia sempre e comunque anteriore alla sentenza che ha decretato la fine civile del matrimonio. E sempre nel caso in cui il coniuge che ha diritto alla prestazione, convoli nuove nozze, l’entità dell’importo da percepire sarà stabilito da una sentenza del Tribunale.
L’assegno di pensione di reversibilità spetta per diritto anche ai figli minorenni del deceduto, così come per i figli che risultano inabili al lavoro. Può anche essere corrisposto ai figli maggiorenni, fino al 21esimo anno di età. A patto però che questi assolvano l’obbligo scolastico e si impegnino a frequentare un orso universitario o di formazione dopo la maturità. Nel caso in cui decidono di frequentare l’università, l’assegno verrà corrisposto entro il 26esimo anno di età del figlio del deceduto.
Inoltre, i figli – studenti, in questo caso, hanno diritto a ricevere l’assegno anche nel caso in cui svolgano un’attività lavorativa parallela all’università. C’è però un limite di reddito previsto per queste situazioni. E il figlio – studente non può ad esempio continuare a percepire il sussidio se firma un regolare contratto full time a tempo indeterminato. La soglia reddituale in questi casi viene stabilita fino a un massimo del 30 per cento in più del trattamento economico minimo previsto dal Fondo Pensioni lavoratori dipendenti. Anche i genitori possono essere intesi giuridicamente come “superstiti”, nel caso in cui risultano a carico del figlio deceduto e non hanno all’attivo pensioni di vecchiaia. In questo caso, l’assegno di reversibilità viene garantito fino al 65 anno di età.
Tutti coloro che percepiscono la pensione di reversibilità, possono avere diritto a determinate condizioni, anche all’assegno familiare. Hanno questa possibilità ad esempio i disabili o gli inabili al lavoro. Oppure anche gli orfani che fanno parte di un nucleo familiare a basso reddito. In questo caso la legge prevede che possano accedere a entrambi i benefici economici. La prestazione economica, inizia nel luglio dell’anno in cui la richiesta è stata accettata, per concludersi nel giugno dell’anno successivo.
Questo regime di decorrenza può però subire variazioni a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare, o a fronte di un reddito particolarmente basso del pensionato. Inoltre, sono state introdotte alcune novità con l’entrata in vigore lo scorso anno dell’assegno unico universale. Sarà infatti necessario rinnovare la misura, per tutte le domande antecedenti la data del 1 Marzo 2022.
La domanda può essere presentata all’INPS per via telematica. Per maggiori informazioni, è anche possibile contattare il contact center dell’istituto