Ok alla ripartizione in più rate della detrazione per le spese mediche. Ma solo a determinate condizioni. Ecco quali.
Le spese mediche danno diritto a una detrazione. Un principio assodato, così come (in buona parte) i suoi meccanismi. In primis quello della tracciabilità come requisito necessario per portare determinate spese in dichiarazione dei redditi.
Questo, almeno, in senso generale. In alcuni casi, infatti, potrebbero essere accettati anche i pagamenti in contanti. A patto che siano corredati da apposite ricevute consegnate dai professionisti ai quali ci si è rivolti. La normativa prevede, nella maggior parte dei casi, una detrazione dall’Irpef pari al 19% della spesa sostenuta, per quel che riguarda la parte corrisposta eccedente la cosiddetta franchigia di 129,11 euro. Solo in situazioni particolari, opportunamente certificate, sarà possibile accedere alla deduzione dal reddito complessivo anziché dall’imposta lorda. A tal proposito, la guida dell’Agenzia delle Entrate fornisce gli opportuni chiarimenti circa la possibilità di accedere alla detrazione, indicando le spese in dichiarazione dei redditi, con riferimento all’anno in cui sono state sostenute.
La necessità di presentare apposita documentazione che consenta di verificare le spese è scontata. L’AdE, a ogni modo, ricorda che i giustificativi andranno conservati per tutto il tempo che sarà necessario all’ente per un eventuale accertamento. Nello specifico, fino al 31 dicembre del quinto anno successivo alla presentazione della dichiarazione. In questo senso, si fa riferimento a documenti quali fatture, ricevute fiscali e i cosiddetti scontrini parlanti. Questo significa che, in tal senso, il contribuente non sarà lì per lì tenuto a esibire la prova dell’avvenuto pagamento.
Spese mediche, cosa succede in caso di soglia di detraibilità superata
Le soglie massime per la detrazione fiscale delle spese mediche è nota. Un contribuente, infatti, può portare in detrazione, nel limite massimo di 6.197,48 euro, i costi sostenuti che non avranno trovato capienza all’interno dell’Irpef. Il riferimento è al familiare che ha sostenuto tale spesa, anche se a favore di un parente affetto da patologie. Nel caso in cui un contribuente abbia versato in un anno 5 mila euro di contributi per assistenza sanitaria, sostenendo spese pari a 10 mila euro con rimborso a 8 mila, il calcolo andrebbe effettuato sull’importo non rimborsato detraibile, ossia la differenza fra spese sostenute e rimborso ottenuto.
Per la determinazione finale, tuttavia, bisognerà calcolare la percentuale risultata dal rapporto fra contributi versati in eccedenza (su limite di 3.615,20 euro) e il totale dei contributi versati. Va ricordato che le detrazioni potranno essere fruite esclusivamente se le spese risulteranno a carico di chi le ha sostenute e solo nel limite dell’imposta annua lorda.
Detrazione oltre il tetto massimo
In questo senso, rientrano i familiari fiscalmente a carico. Per risultare in tale status, il reddito complessivo dovrà essere pari o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Solo per figli di età non superiore ai 24 anni il limite sale a 4 mila euro. In alcune circostanze, la normativa concede la ripartizione della detrazione per le spese mediche in più fasi. Nello specifico, in quattro quote annuali di importo e tempistiche costanti, in caso l’ammontare complessivo fosse superiore a 15.493,71 euro, sempre al lordo della franchigia di 129,11 euro.
In sostanza, in caso di eccedenza rispetto alla soglia di detraibilità, è prevista un’opzione parallela, regolata alle voci E1, E2 ed E3 del Modello 730 (RP1, RP2 ed RP3 per i Redditi delle persone fisiche). Tenendo comunque presente che la scelta di rateizzare oppure ottenere la detrazione in soluzione unica andrà effettuata al momento della presentazione della dichiarazione dei redditi.