La stufa a pellet rimpiazza il gas ma non la corrente. Il consumo, però, potrebbe incidere solo relativamente sul costo complessivo.
La concezione del risparmio non passa solo per l’abilità di spesa dei consumatori. In molti casi, infatti, è tutta questione di dispositivi e di mezzi.
La stufa a pellet, ad esempio, è considerata di per sé qualcosa in grado tanto di rimpiazzare i riscaldamenti classici quanto di garantirci un riscontro effettivo in bolletta. Chiaramente al ribasso rispetto ai costi ordinari. La questione, però, va vista da tutte le angolazioni. Perché è vero che un dispositivo simile può di fatto intervenire in sostituzione dei termosifoni e, quindi, del gas impiegato per l’alimentazione dei termosifoni. È vero anche, però, che l’alimentazione a biomassa non può rimpiazzare anche l’impiego di energia elettrica, parte della quale da utilizzare proprio per l’accensione della stufa. La crisi energetica degli ultimi mesi ha finito per interessare anche il pellet, con una serie di rincari che ha riguardato anche i principali rifornimenti, ossia i sacchi da 15 kg.
Un mini-rally che non ha tuttavia scalfito il ricorso sempre più “massiccio” alla stufa. Tenendo presente che, a fronte di un risparmio comunque teoricamente garantito sulla bolletta del gas, andranno considerati i costi di impianto del dispositivo, da ammortizzare proprio con il minore esborso per le fatture legate all’utenza. Un paio di condizioni note a chiunque decida di lanciarsi in una spesa simile, comunque non trascurabile. Soprattutto se, per riuscire a installare la stufa, fossero necessari degli interventi di adeguamento strutturale dell’appartamento. Occhio però a considerare tutti gli aspetti. Ok al risparmio sul gas ma, al di là dei rincari subiti, c’è il discorso elettricità da non sottovalutare.
Stufa a pellet: sapete quanto consuma di corrente? La risposta inaspettata
Un aspetto più trascurato ma non meno importante. Da valutare sperando che non trasformi la convenienza in un rischioso effetto boomerang. È vero però che, accanto ai costi di rifornimento e a quelli canonici per la bolletta del gas, andranno sommati anche quelli relativi al consumo di corrente. Il quale, chiaramente, varia molto a seconda dell’uso che si fa della stufa, del modello e dell’offerta attiva.
Il calcolo
Un primo parametro è l’unità di energia utilizzata, ovvero il kilowatt: al momento, un singolo kilowatt costa 0,361 euro (dati di gennaio 2023). Secondo quanto riportato da Risparmiare energia, un accenditore integrato a una stufa a pellet ne impiega fra 170 e 180. Per quanto riguarda la combustione del materiale dopo l’accensione, il tempo richiesto va da 3 a 5 minuti, per un totale di 10 necessari per completare l’operazione. La spesa, in questo senso, andrebbe considerata nell’ordine dei 6 centesimi l’ora, con un consumo di 0,175 kW da moltiplicare per il costo stimato (0,361 euro/kWh). Un calcolo che vale per ogni singola accensione effettuata durante la giornata.
Vanno poi tenuti in considerazione i motori dei ventilatori, che viaggiano sui 2,5-3 ampere, ovvero 300 watt all’ora circa per i modelli più performanti. In questo caso, sempre tenendo presente il prezzo al kWh, il costo medio sarebbe di circa 0,10 euro. A questo punto subentrano gli orari di accensione: su un uso medio di 12 ore al giorno, è chiaro che la spesa principale sarebbe legata al funzionamento dei ventilatori, per un totale di 1,2 euro (ma sempre nella “peggiore” delle ipotesi). È improbabile, tuttavia, che una stufa resti accesa per così tanto tempo. Inoltre, vi è la possibilità che nel dispositivo siano impiantati dei ventilatori a basso consumo. Una stufa a pellet particolarmente performante sul piano della sostenibilità, potrebbe arrivare a consumare non più di 100 watt, con una spesa inferiore ai 40 centesimi l’ora.
Se poi l’obiettivo è capitalizzare il risparmio, occhio anche al periodo di spesa per il rifornimento di pellet: l’acquisto durante i mesi estivi, ad esempio, sarebbe garanzia di domanda più bassa. E quindi di prezzi più contenuti.