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Domande frequenti

La Legge 104 restringe tredicesime e pensioni: cosa c’è di vero

La Legge 104 costituisce un beneficio che non prevede “controindicazioni”? Sul tema sono intervenuti diversi enti: ecco cosa è venuto fuori.

 

Usufruire dei benefici della Legge 104, di per sé, non implica alcuna ripercussione sugli altri diritti maturati, dalla tredicesima alla pensione. Il che, se ci si pensa, è abbastanza logico.

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Beneficiare di un sistema di provvedimenti volto ad alzare il livello di welfare non avrebbe lo stesso effetto se, di contro, vi fossero risvolti negativi su altri aspetti della propria vita sociale. Per questo è da escludere quanto in realtà è stato più volte creduto, ossia che il diritto ai permessi lavorativi retribuiti concessi dalla Legge 104 andassero in qualche modo a ridurre l’importo della tredicesima mensilità. Dubbio c he, per la verità, qualche fondamento lo avrebbe anche avuto, considerando che la tredicesima viene calcolata sui mesi effettivamente lavorati. E che, soprattutto, per essere effettiva presume la presenza sul lavoro per almeno 16 giorni durante il mese. Soglia che, in caso di fruizione dei permessi, potrebbe essere non raggiunta.

Tuttavia, considerando che l’obiettivo è l’assistenza di un familiare (anche di un figlio) con una disabilità grave, la Legge 104 non è limitante in questo senso. Nemmeno i permessi, infatti, incidono sull’importo dello stipendio mensile percepito, né sulla somma relativa alla tredicesima maturata. Chiarimenti in materia sono arrivati a più riprese e da enti diversi. Non solo l’Inps ma anche il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, fino alla Corte di Cassazione, che ha fissato i paletti anche in termini giurisprudenziali. Un dato assodato riguarda proprio lo stipendio: anche in virtù dei permessi, varrà la retribuzione ordinaria. Sempre che non subentrino elementi tali da poter compromettere tanto il benefit quanto il diritto all’indennità.

Legge 104, quanto incidono i permessi su stipendio e tredicesima

Usufruire dei permessi concessi dalla Legge 104, in sostanza, non andrà a compromettere la propria posizione lavorativa. Non di per sé. L’unica condizione realmente in grado di far vacillare i diritti acquisiti è connessa a un uso illegittimo dei benefici concessi. Ad esempio, qualora un fruitore dei permessi retribuiti usufruisca delle giornate accordate senza tuttavia dedicarsi alla cura del familiare disabile, ecco che a fronte di un’eventuale verifica non si rischierebbe solo il beneficio riconosciuto ma addirittura il posto di lavoro. In senso generale, come spiegato dallo stesso Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali tramite la Direzione generale della Tutela delle condizioni di lavoro, tagliare l’importo della tredicesima costituirebbe una forma di discriminazione.

Va però ricordato che la possibilità di vedere l’importo ridotto esiste ma solo a fronte di condizioni particolari. Anzi, una sola condizione per essere precisi. Ossia, l’eventuale fruizione dei permessi da parte dei genitori di una persona disabile in cumulo con il congedo parentale ordinario. O, in alternativa, con il congedo per malattia. In questo caso, infatti, il funzionamento del beneficio andrebbe a divergere in quanto non riferibile unicamente alla Legge 104 ma anche al quadro della Legge 151, che regola l’accesso al congedo biennale. Ossia un periodo più esteso, durante il quale la retribuzione sarà al 30% di quanto convenzionalmente percepito. La quale, previa domanda, sarà inoltre direttamente pagata dall’Inps. Si tratta comunque di un’indennità subordinata all’astensione dall’attività lavorativa.

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Damiano Mattana