Attenzione alla causale del bonifico. Alcuni passaggi sono essenziali. E una loro violazione potrebbe portare a multe salatissime.
Anche le forme di pagamento più popolari nascondono qualche insidia. E non solo per la loro sostanza ma anche per la forma. Il bonifico non fa eccezione.
Anzi, soprattutto il bonifico richiede un’attenzione particolare, sia per l’inserimento corretto dei dati del ricevente, sia per la causale su cui si basa. Attenzione, quindi, alla compilazione accorta di ogni passaggio. In quanto forma di pagamento tracciabile per eccellenza, un’eventuale incongruenza potrebbe portare conseguenze spiacevoli. In questo senso, sbagliare l’iban sarebbe il male minore. Riportare le coordinate bancarie del ricevente in modo non corretto, infatti, andrebbe di fatto a impedire l’invio stesso del pagamento, in quanto il sistema non andrebbe a individuare la destinazione, impedendo quindi al denaro di essere inviato. Questo nella maggior parte dei casi almeno, se non fosse così sfortunati da riuscire a ricreare un iban esistente.
È tuttavia la causale il reale nodo da tenere in considerazione. In quanto motivazione esplicativa della natura del bonifico, nonostante venga ormai compilata con la naturalezza che contraddistingue le operazioni abitudinarie, la specifica dovrà essere estremamente chiara. Anche perché, come detto, in caso di incongruenze “sospette” potrebbero scattare sanzioni fino a 58 mila euro. Chiaramente a seconda di quale sia l’irregolarità riscontrata. I controlli, infatti, contraddistinguono l’operazione tanto quanto le procedure da effettuare. E, in caso di evidenti stonature, il Fisco potrebbe bussare alla porta tanto di chi ha pagato, quanto di chi ha ricevuto.
La prassi non sempre si sposa con l’abitudine. Alcuni dettagli restano fondamentali, anche per le operazioni più comuni. E, in caso di deviazioni rispetto alle regole, sono in grado di fare la differenza in negativo. In questo senso, un caso piuttosto recente figura come abbastanza esemplificativo rispetto alle conseguenze che potrebbero scaturire da una compilazione troppo lassista dei campi obbligatori per un bonifico. Chiaramente, non si fa riferimento unicamente a casi di azioni deliberatamente scorrette. Il Fisco, infatti, potrebbe intervenire anche nel caso in cui chi emette il bonifico avesse agito in maniera corretta. Il punto è che, qualora le somme fossero ingenti e riferite a trattative di acquisto o di compravendita, agire in modo accorto diventa essenziale. Il caso di cui si parlava, ad esempio, riguardava l’acquisto di un immobile tra due fratelli, viziato da una causale errata nel bonifico.
Un errore che ha dato il là a un’indagine approfondita del Fisco e a una lungaggine burocratica volta a dimostrare la correttezza dell’operato. In questo caso, nemmeno le spese notarili (pari a 3 mila euro) per la rettifica del prezzo sono state sufficienti. Chi ha fatto il bonifico è quindi incappato in una multa estremamente salata. Un caso che, pur non passando materialmente per una via legale, ha comunque fatto giurisprudenza.
I due familiari avevano agito producendo una plusvalenza di 150 mila euro sul prezzo dell’immobile, con date degli atti riferite a luglio 2008 e dicembre 2012. Il prezzo di vendita, pari a 270 mila euro, differiva di 120 mila euro rispetto al prezzo di acquisto della casa. L’obiettivo era il saldo completo, per poi procedere in un secondo momento alla compensazione. Tuttavia, l’Agenzia delle Entrate ha ritenuto che “il riferimento preciso alla compravendita” fosse “un elemento indispensabile per dimostrare il maggior valore dell’acquisto”. Dettaglio evidentemente non presente. Costato quasi 60 mila euro di sanzione, nonostante non vi fossero evasioni.