I dati di più di 200 milioni di account sarebbero finiti online. Coinvolti gli utenti Twitter ma la società non ha ancora fornito indicazioni.
La presenza sui social non è un obbligo ma in qualche modo è come se lo fosse. Non tanto per mantenerci in contatto con amici e conoscenti, quanto per vere e proprie esigenze lavorative.
Dalla politica alla comunicazione, fino all’imprenditoria e al mondo dello sport, non disporre di un account almeno sui principali social network non finirebbe per compromettere solo le possibilità di relazione a distanza ma anche il raggiungimento di un vasto e, per alcuni settori, imprescindibile pubblico. Questo vale principalmente per i social che consentono la diffusione di contenuti e pensieri scritti. Facebook e, ancora di più, Twitter. Social, quest’ultimo, che nelle ultime settimane ha fatto parlare di sé più che altro per le vicende relative al suo nuovo acquirente, Elon Musk, che ha portato dalla sua il colosso di San Francisco dopo una lunga e singhiozzante trattativa, per poi lasciare il ruolo di Ceo dopo un sondaggio avviato proprio sulla piattaforma.
Tolto questo, Twitter costituisce uno dei principali social del mondo, anche per il largo utilizzo da parte di importanti personalità mondiali, dal presidente degli Stati Uniti (più Trump che Biden, in realtà) a Papa Francesco, passando per altri leader politici, economisti e quant’altro. Niente di strano, se non fosse che l’esposizione mediatica comporta, inevitabilmente, ripercussioni anche in termini di immagine. Dal momento che un account Twitter, Facebook o di qualunque altro social viene aperto con l’intenzione di condividere le proprie idee, è chiaro che sarà necessario essere pronti tanto agli apprezzamenti quanto alle critiche. Tenendo presente che, negli ultimi tempi, il livore dei commentatori seriali si è decisamente accentuato.
C’è però anche un altro rischio legato alle piattaforme di comunicazione online. Specie quelle di grandi dimensioni, che abbracciano un bacino d’utenza di milioni e milioni di persone. Quello degli attacchi hacker, o comunque l’esposizione all’operato dei criminali informatici. Un’allerta, in questo senso, ha riguardato proprio Twitter nei primi giorni di gennaio. Nello specifico, l’allarme ha riguardato la pubblicazione su un forum online dei dati relativi a oltre 200 milioni di account, fra indirizzi mail, user, password e data di creazione degli account. Dati sottratti a Twitter a quanto pare già due anni fa ma dei quali finora era avvenuta una diffusione solo parziale. Il che aveva reso di fatto complicato riuscire a tracciare il furto. Peraltro, i dati sarebbero stati inizialmente resi disponibili solo tramite pagamento di una somma imprecisata di denaro, comunque ritenuta considerevole.
Secondo gli esperti del settore, a inizio 2023 i dati estratti dal “leak del 2021” sarebbero diventati gratuiti e riversati sui forum online attraverso una raccolta unica e completa, per un totale di 211 milioni di account coinvolti. Non totalmente gratuita a ben vedere, visto il prezzo (simbolico) di 2 dollari per ottenerli. Non è tuttavia del tutto chiaro quale sia la natura del furto, visto che la stessa azienda non ha comunicato nulla sull’argomento. In questi casi, a ogni modo, valgono le regole generali di prudenza. In primis, l’aggiornamento delle credenziali di accesso agli account. Occhio anche alla possibilità di incappare in mail ingannevoli, inviate (apparentemente) dal social di riferimento o da altre società. Potrebbe trattarsi di tentativi di phishing.