Un’espulsione solare è stata registrata lo scorso tre gennaio. Gli effetti potrebbero arrivare sulla Terra in questi giorni.
Sull’altro lato del Sole è stata segnalata quattro giorni fa un’espulsione di massa coronale ossia una sorta di eruzione.
Le esplosioni nelle parti esterne del Sole emettono materiali e plasma in grado di viaggiare nello spazio. A distanza di giorni, dunque, potrebbero arrivare sulla Terra. Un potente brillamento è stato segnalato lo scorso tre gennaio 2023 ed è durato circa sei ore. L’espulsione pur non essendo avvenuta dalla parte del Sole rivolta verso il nostro pianeta potrebbe comunque giungere a noi nell’arco di due o tre giorni. La velocità dei brillamenti è quella della luce e in base alla posizione di esplosione i materiali possono arrivare sulla Terra anche in sole otto ore.
Come avviene l’espulsione solare
Le emissioni di materiali e plasma partono solitamente dalle macchie solari ossia le regioni più scure presenti nella bassa atmosfera. Sono le zone più fredde del disco solare e hanno delle linee di campo magnetico dense e contorte. Nel momento in cui queste linee si interrompono, le macchie tendono a rilasciare brillamenti solari come lampi di luce e espulsioni.
Non tutti i brillamenti hanno la stessa potenza. Solo alcuni sono in grado di lanciare enormi nuvole di plasma solare nello spazio. Fortunatamente le grandi esplosioni sono meno frequenti di quelle piccole. Parliamo delle eruzioni di classe A, B e C che hanno poco effetto sulla Terra se non nullo. Passando ai brillamenti di classe M medio grandi, invece, questi possono provocare problemi sul nostro pianeta. Black out radio e tempeste geomagnetiche sono le conseguenze possibili insieme alla formazione di aurore boreali su latitudini medie. È successo pochi mesi fa, a settembre 2022 e prima ancora a luglio.
Corriamo dei rischi?
Le espulsioni solari si manifestano con frequenza e per nostra fortuna si limitano ad essere di classe A, B, C e al massimo M. Arrivando al livello X correremmo il rischio di una tempesta di radiazioni solari molto forti e durature con rilascio di massa coronale tale da creare tempeste geomagnetiche gravi o estreme sulla Terra. Il più grande brillamento mai registrato risale al 4 novembre 2003 e per nostra fortuna il gruppo di macchie solari che aveva prodotto il brillamento aveva già ruotato per gran parte del disco rivolto verso il nostro pianeta nel momento in cui ci fu l’esplosione.
Per quanto riguarda il brillamento del 3 gennaio si attendono aggiornamenti dall’osservatorio della Nasa ma non dovrebbero succedere grandi effetti se non spettacolari aurore boreali o qualche piccolo malfunzionamento alle reti di comunicazione.