Pensione, novità sul pignoramento: tutti i punti chiave

Prima il decreto Aiuti bis, poi la Cassazione. I limiti sul pignoramento della pensione sono stati rivisti. E per alcuni è una buona notizia.

 

Il decreto Aiuti bis ha ridisegnato alcuni passaggi fondamentali delle procedure di pignoramento sul trattamento previdenziale percepito. Ma non solo.

Pensione pignoramento
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Le disposizioni legislative hanno modificato il Codice di procedura Civile sul tema. Un passaggio che ha beneficiato, in qualche modo, anche dei pronunciamenti giurisprudenziali in merito, specie quelli della Corte di Cassazione. Nello specifico, con la sentenza n. 47677 del 2022, con la quale sono stati fissati alcuni paletti utili a comprendere al meglio i passaggi per le procedure di pignoramento della pensione. Sentenza che, in qualche modo, lascia maggiormente tranquilli i percettori del trattamento previdenziale in relazione ai limiti considerati effettivi per l’impignorabilità. Secondo quanto stabilito dal Codice Civile, modificato dal dl n. 115/2022. Limiti che vengono adottati anche per i casi di sequestro e confisca.

La novità essenziale riguarda la data di accredito. Che non influirà sulle procedure stabilite per legge. Un tema abbastanza complesso, che ha reso fondamentale l’apporto di un pronunciamento “districante” da parte della Cassazione, che ha di fatto definito i dettagli dei limiti di impignorabilità. Il decreto Aiuti bis, infatti, ha alzato il limite a 1.000 euro rispetto ai precedenti 750. In questo modo, le somme riconosciute come trattamento pensionistico o di indennità (purché validate come pensione) non potranno essere soggette a pignoramento per importi relativi al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale. Cifra corrispondente all’incirca a 1.000 euro.

Pensioni e limiti di pignoramento: gli interventi dell’Aiuti bis e della Cassazione

L’intervento del decreto Aiuti ha quindi chiarito un passaggio fondamentale per i cittadini, in quanto la quota limite per concedere le procedure di pignoramento è stata livellata verso l’alto, portando a tale operazione esclusivamente qualora la cifra dei trattamenti superasse i 1.000 euro. Un passaggio specificato in modo chiaro nell’articolo 21-bis dell’iter di conversione in legge, nel quale la norma sui crediti impignorabili (art. 545 del Codice Civile) è stata modificata al comma 7. Resta valido, pur ritoccato in termini “numerici”, il principio di impignorabilità dell’importo complessivo della pensione. Questo perché, anche nelle procedure di pignoramento, il cosiddetto “minimo vitale” dovrà continuare a essere garantito con una somma di denaro ritenuta congrua alla sussistenza. Ossia, al pagamento dei beni di prima necessità destinati alla sopravvivenza.

In questo senso, la somma di riferimento è quella dell’assegno sociale, prestazione riconosciuta alle persone in difficoltà economica, incrementabile in base all’indice variabile dei prezzi. La modifica dell’Aiuti bis ha portato di fatto il limite intoccabile della pensione pari a 1,5 volte la quota dell’assegno sociale, ossia 468,11 euro, a due volte l’assegno di riferimento. Per quanto riguarda i termini giurisprudenziali, in base ai più recenti interventi della Cassazione, non costituirà rilievo la data di accredito della somma. In pratica, il limite di impignorabilità non saranno pregiudicati dal momento di accredito delle somme sul conto corrente.

Il caso di riferimento riguardava una ricorrente alla quale il Tribunale di Milano aveva concesso la restituzione di 1.402,95 euro in quanto comprendenti somme a titolo di Tfr e pensione. Limiti di impignorabilità applicati, però, solo in rapporto alle somme accreditate prima del sequestro. Secondo la Cassazione, tuttavia, la data di accredito non costituisce rilevanza, se non al fine dell’applicazione dei limiti al pignoramento.

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