Una vicenda sconcertante che di certo non aiuta quanti sostengono che troppa tecnologia non sia in qualche modo dannosa per l’uomo.
Quante volte ci si è posti il problema dell’utilizzo quasi sfrontato della tecnologia al giorno d’oggi e delle pecche in qualche modo il tutto avrebbe potuto evidenziare. Pecche non da poco. Lo scopriamo ogni giorno con gli smartphone, i pc, i tablet. Gli italiani insomma, cosi come i cittadini di ogni paese del mondo vivono l’assoluta dipendenza da dispositivi elettronici che in alcuni casi rischiano di rivoltarsi contro i propri stessi “padroni”.
Quello che insomma si percepisce in alcuni casi è una certa avversione verso quei dispositivi elettronici in qualche modo ritenuti troppo invadenti. Si ha la sensazione troppo spesso comprovata che le stesse macchine in molti casi possano fare danni davvero seri. Lo hanno scoperto e lo scoprono numerosi cittadini che vedono ad esempio invasa la propria quotidianità da notifiche e avvisi inerenti a ricerche effettuate sul web. Poca roba, certo, ma fastidiosa e a volte quasi inquietante.
Quello che è successo negli Stati Uniti, per esempio, ha qualcosa di molto inquietante. Una scoperta fatta casualmente grazie ad alcuni operai, per cosi dire, incaricati di etichettare per ua certa azienda file, immagini varie e quant’altro. Alcuni dei contenuti in questione però avevano in effetti dei connotati un po strani. Pezzi di ginocchio di una donna, un bambino ripreso quasi per caso mentre si trova in casa, sua, immagini insomma rubate.
La percezione delle persone che hanno avuto la possibilità di visionare tali contenuti è stata questa. Immagini rubate dal quotidiano di persone. Donne, uomini, bambini, in casa propria ripresi, spiati da chissà quale oggetto. La risposta a molti è giunta quasi d’istinto, andando a osservare le stesse immagini e ipotizzare, quindi gli angoli di ripresa, hanno realizzato quindi la posizione dell’oggetto che per l’appunto ha effettuato il lavoro.
Parliamo di persone, a milioni che hanno acquistato robot aspirapolvere. Il tutto è stato ricostruito da Mit Tchnology Review, nota rivista d’informazione e approfondimentisulla tecnologia del Massachusetts Institute of Technology, che di fatto prende una posizione ben precisa in merito non solo rispetto all’utilizzo di certi elettrodomestici ma anche rispetto alla propria specifica funzione. Cosa comporta avere in casa determinati oggetti?
Gli elementi in questione, parliamo quindi delle immagini riportate dallo stesso elettrodomestici risultano tutti in qualche modo etichettati. Tra gli esempi, infatti troviamo “pianta”, “tv”, “armadio” e cosi via. Un piccolo dettaglio poi svela l’arcano legato al processo di registrazione di tali immagini attraverso un comunissimo elettrodomestico, tra i più utilizzati in assoluto nelle case di milioni e milioni di cittadini in ogni parte del mondo.
Dietro tutta l’operazione si nasconde infatti un preciso soggetto. Le immagini sono infatti registrate da iRobot, produttore di Roomba. Scale AI è una startu che paga delle persone per etichettare, per l’appunto audio, foto e video. I dati in questione vengono utilizzati poi per addestrare intelligenze artificiali come iRobot. La stessa azienda si è difesa parlando di unità di test non ancora commercializzate provenienti dallo stesso dispositivo.
Niente insomma sarebbe in commercio, i test in questione servirebbero per educare, in qualche modo l’intelligenza artificiale e fare in modo possa riconoscere per esempio alcuni “ostacoli”, come un bambino nel caso, ed evitare particolari problematiche. La risposta da parte dell’azienda sembrerebbe filare, ma non è chiaro, in effetti, quanto la cosa possa in qualche modo passare per “usuale”. Alla vicenda in questione seguiranno sicuramente delle proteste ed è certo che saranno in molti a volerci veder chiaro. La tutela della privacy, il rispetto del privato, la sicurezza, sono questioni oggi troppo importanti per passare in secondo piano.