Troppe cose non tornano nel corso di queste festività natalizie. In realtà non tornano da un bel po’. Oggi, però, tutto sembra più chiaro.
Cosa può saltare alla mente di milioni d’italiani in un momento come quello che viviamo ora, quale sensibilità possono avere mai aver “scoperto”, quale audacia in quanto a sintesi, a giudizio può mai essere spuntata nel recente periodo? La dinamica in questione è qualcosa di ben radicato nel nostro quotidiano ma non sempre la si osserva e soprattutto la si nota. In questo modo, quello che appare come un reale problema rischia di diventare una consuetudine al quale si reagisce, quando lo si fa, in modo del tutto passivo.
Giorni di festa, quelli che viviamo ormai da qualche settimana. Le festività, arrivano puntuali nonostante il momento cupo vissuto dal nostro paese. Oggi, per i cittadini, tutto, è diventato più complicato, più duro da sopportare, da vivere, da affrontare. Oggi la sopravvivenza, perché di quello si tratta è tornata a essere una condizione non tanto lontana dalla realtà. Provare a sopravvivere in un contesto che respinge ogni barlume di speranza, ogni slancio, ogni grido d’aiuto.
Oggi insomma, nonostante tutto, le festività nascondono, travestono quel sentimento ormai macchinato che di fatto regola il quotidiano stesso dei cittadini. La speranza persa, il doversi piegare agli aumenti indiscriminati e ingiusti del nostro tempi. Una crisi, spavalda, travolgente, per molti pilotata. Il cittadino che soccombe sotto i colpi dei rincari. Dai generi alimentari ai carburanti passando per le bollette di luce e gas praticamente raddoppiate.
In un momento come questo, la sensibilità del cittadino, di chi consuma di chi è chiamato a obbedire alle rigide e spietate regole di un mercato che non ammette resa, aumenta, si fa forse più sfrontata. Proprio in queste fasi, dunque, il cittadino stesso, il consumatore insomma realizza dinamiche che magari prima potevano apparire, cosi come anticipato, consuetudine. Affina i sensi, per dire. Il malcontento aumenta e cosi come la voglia di farsi domande.
Nei giorni scorsi, un nostro lettore, residente nel centro Italia, precisamente nella città di Orvieto ha scritto alla nostra redazione un interessante mail, contenente una riflessione molto interessante. Il signor Salvatore De Romano ha riflettuto molto, nelle ultime settimane su una questione che riguarda da vicino i cittadini italiani. Considerando poi gli attuali giorni di festa, in cui i negozi sono strapieni di potenziali consumatori di qualsiasi prodotto, lo spunto di riflessione, aumenta sensibilmente.
Quante volte, abbiamo visto, in qualsiasi tipo di negozio, riguardo qualsiasi tipologia di prodotto, il classico prezzo con un “99” finale? In alcuni contesti si direbbe, quasi sempre. 9,99 euro, 12,99 euro, 15,99 euro, e cosi via. Cosa succede in realtà quando andiamo a pagare, per un simile importo? Prima di rispondere bisogna considerare che ormai l’abitudine, da parte dei commercianti di ogni settore, o magari degli operatori del comparto cassa di qualsiasi grande negozio di restituire 1 centesimo di resto, appartiene ormai al passato.
Cosa succede, quindi? Il signor De Romano spiega: “Andiamo per acquistare un prodotto che, per dire, costa 14,99 euro. Nel momento in cui andiamo a pagare, offriamo all’operatore di cassa 15 euro, e lui non ci restituisce alcun resto. Va bene, potremmo pensare, per 1 centesimo, cosa vuoi che cambi. Ma cosa succede a fine giornata, per esempio in un periodo dell’anno come quello delle festività, dove tutti gli articoli, perchè la dinamica riguarda davvero tutti gli articoli, avranno portato 1 centesimo in più a testa al negozio?”.
Il signor De Romano, continua: “Diciamo, cosi, ipoteticamente, che in un grande negozio, magari uno di quelli presenti ormai in ogni centro commerciale, in un certo arco di tempo, entrino 1000 consumatori, alla fine paganti, che prima di uscire avranno acquistato qualcosa, qualsiasi cosa. Quel centesimo, quell’insignificante, prima, centesimo, sarà diventato una banconota da 10 euro. Qualcuno alla fine i conti dovrà pur farli no? Esce un articolo a 12,99 euro, te ne entrano 13 di euro, quella differenza qualcuno dovrà pure considerarla, o no?”
Italiano preferisci il contante? Il trucco c’è e si vede anche
La riflessione del nostro lettore, dunque, appare più che mai spietata e purtroppo per noi più che mai precisa, vera, autentica, riscontrabile. Il discorso però cambia, precisa il signor Salvatore, se alla fine il pagamento avviene tramite bancomat o carta di credito. In quel caso, chiaramente l’importo prelevato dal nostro conto corrente sarà quello fedele a quanto riportato dallo stesso prodotto. Di conseguenza dal nostro stesso saldo sarà sottratta la somma comprensiva degli originari, per cosi dire, 99 cent, finali.
A questo punto le strade per il consumatore sono due, suggerisce il signor De Romano. O il cittadino pretende dal negoziante in questione il centesimo di resto, oppure agisce di conseguenza, perchè non sembra giusto, e soprattutto non appare onesto, trattenere una cifra seppur irrisoria, cosi, come fosse una consueta modalità d’agire. Oppure si decide a pagare sempre e solo con bancomat o carta di credito, o magari carta prepagata, per intenderci.
Qui però scatta il paradosso. Gli ultimi eventi, gli ultimi tempi, ci dicono che il nostro paese sarebbe ben convinto di voler utilizzare il contante piuttosto che qualsiasi altra modalità di pagamento. Certo, questo stando a quel che si dice nei palazzi della politica. E allora, a questo punto viene da chiedersi una cosa, anzi, viene da dire una cosa ai nostri concittadini, chiarisce il nostro lettore. Si è voluto il contante (al di la di ciò che si deciderà in sede di Governo), si è preferito pagare con carta moneta, e questa è la conseguenza, almeno in questo caso.
La conclusione del signor De Romano, è insomma impeccabile. Un vero e proprio furto legalizzato, continuo e spietato. La conclusione è davvero importante. Lì signor Salvatore sintetizza pienamente quella che è la sua stessa riflessione, la sua visione delle cose. “Caro italiano, preferisci il contante? E allora beccati il furto legalizzato“. Una sintesi migliore, per l’appunto, forse non poteva essere trovata. Momento buio per il paese, non vi è alcun dubbio, fase forse addirittura incomprensibile. Ma qual è la risposta dei cittadini, dov’è la critica, la protesta? Quando cesserà la sottomissione in favore di una lucida presa di coscienza?