Il Superbonus e la cessione del credito. Due elementi che, combinati, costituiscono l’essenza dell’agevolazione. A patto che tutto sia in trasparenza.
Non si teme solo per il futuro del Reddito di Cittadinanza. In gioco ci sono una serie di misure che, se non saranno depennate dal prossimo Governo, potrebbero subire importanti modifiche.
Il piano di controllo fiscale non sarà materia esclusiva del nuovo Governo. Anzi, l’esecutivo a guida Draghi ne ha fatto un mantra, fin dal discorso di insediamento a Palazzo Chigi. E in effetti qualche passo è stato fatto, qualche giro di vite effettuato senza però spostare di molto gli equilibri. A risentirne, infatti, è stata inevitabilmente l’elasticità procedurale, specie per quel che riguarda incentivi di grande importanza e sostegni estremamente rilevanti, come il Superbonus 110%. Un aspetto, questo, che ha occupato le cronache degli ultimi mesi sulla principale agevolazione edilizia, soprattutto nell’ottica della procedura di cessione del credito (sempre molto attenzionata). Gettonata ma, forse anche per un’impostazione iniziale non troppo lungimirante, col fianco scoperto a illegittimità.
Un difetto che il Governo Draghi aveva tentato di correggere, rafforzando all’estremo i controlli e decretando, in un primo momento, un rallentamento (ma più una frenata) dei lavori per tutte le pratiche aperte, includendo nel novero della vigilanza anche le imprese virtuose. Del resto, era forse inevitabile che accadesse. Di rimando, però, si ragionava in quel momento sulla base di scadenze diverse da quelle attuali, con il rischio concreto di non rispettare i tempi delle consegne. O, addirittura, che il committente si ritrovasse sulle spalle il peso di lavori che della cessione del credito non avrebbero più beneficiato.
Nel corso dei mesi, il Superbonus ha conosciuto numerose modifiche e giri di boa. Tanto da rendere progressivamente sempre meno chiaro il confine tra progetto ben indirizzato e rischio beffa. Lo stesso Draghi non si espresse favorevolmente sull’agevolazione, criticandone la struttura e la presunta convenienza. In effetti, un deficit fra risorse a disposizione e lavori presi è stato registrato. Una situazione che, unita al probabile stop ai finanziamenti, ha reso meno appetibile una pratica che, sulla carta, avrebbe potuto far comodo a molti contesti residenziali. Il peso dei controlli fiscali, passata la fase di quelli a tappeto, poggia chiaramente su dei presupposti. Nello specifico, sulle situazioni definite dalla circolare n. 33 dell’Amministrazione finanziaria, pubblicata lo scorso 6 ottobre, nella quale vengono fissati i parametri da rispettare per tenersi al riparo da possibili controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Nuove regole, forse quelle definitive, relative sia alla responsabilità solidale del fornitore che applica lo sconto in fattura che del cessionario del credito. Il concorso di violazione, in questi casi, si limita al dolo o alla colpa grave. Saranno gli indici di valutazione della diligenza a determinare gli accertamenti di verifica fiscale. Particolarmente indicativi saranno quelli relativi ai profili oggettivi e soggettivi, rivolte agli organi di controllo proprio allo scopo di rendere trasparenti le varie istruttorie. In questo senso, potranno essere riscontrate eventuali mancanze di documentazione, elementi contraddittori, incoerenze reddituali e/o patrimoniali, disequilibrio fra crediti ceduti e valore dell’immobile, condizioni economiche incoerenti rispetto alla cessione del credito. Il principio è quello della trasparenza procedurale nei confronti degli operatori di verifica. E, nondimeno, alla tutela dei progetti avviati.