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RdC, il tempo stringe: la domanda entro il 2022 è fondamentale

Difficile che il futuro del RdC venga deciso nei due mesi e mezzo che ci separano dal 2023. I possibili beneficiari, però, potrebbero accelerare con la richiesta.

 

Non è ancora chiaro quale sarà il futuro del Reddito di Cittadinanza. Sembra però ormai certo che, a partire dal 2023, qualcosa cambierà. Se non nella sostanza, quantomeno nella forma.

Foto © AdobeStock

E di tempo non è che ce ne sia molto. Al gong del 31 dicembre mancano meno di tre mesi, il tempo che servirà al nuovo Governo per costituirsi, insediarsi e mettere a referto i passaggi in direzione della Manovra. L’obiettivo di far conciliare le risorse con i programmi di sostegno alla popolazione non sarà semplice da portare a termine. Tutto dipenderà dalle strategie che verranno messe in atto: se si dovesse scegliere di confermare le misure in atto, saranno necessari svariati miliardi di euro. Con risorse che, a quel punto, potrebbero essere reperite riconvertendo provvedimenti ritenuti non essenziali. In questo senso, il Reddito di Cittadinanza appare un candidato plausibile, stando almeno alla linea mostrata fin qui dal Centrodestra.

Chiaro, ci sarà da fare i conti con l’opposizione. In particolare con il Movimento 5 stelle, particolarmente agguerrito sul punto, visto che del RdC fu fervente promotore. Guardinga anche la posizione del Partito democratico, che non ha totalmente escluso la possibilità di ritoccare la misura, a patto che i cittadini non ne restino privi. È altrettanto evidente, però, che un restyling andrà fatto, se non altro per regolare con criteri maggiormente coordinati l’erogazione del sostegno. E, soprattutto, per far sì che la correlazione fra la percezione del RdC e la successiva collocazione in posti di lavoro realmente in grado di rimpiazzarlo sia funzionante. Uno scenario che appare al momento più probabile, se non altro per i tempi stretti.

RdC, domanda rapida: perché è prudente richiederlo nel 2022

In attesa che la squadra di Governo venga formata e riceva effettivamente l’avallo delle Camere a operare, si resta nel limbo dell’incertezza. Non è detto che il Reddito verrà davvero cancellato ma non è nemmeno detto che sarà conservato così com’è. E se la via di mezzo sembra la soluzione più logica, sempre che un compromesso possa essere trovato, la sensazione del futuro indefinito non fa dormire sonni tranquilli a chi il RdC lo percepisce. E, nondimeno, coloro che potenzialmente potrebbero percepirlo.

Al netto della possibilità di trovare lavoro in questo breve arco temporale, cosa che appare sempre più complicata, almeno per quel che riguarda l’ottenimento di stipendi sufficienti al fatidico arrivo a fine mese, un’accelerazione nella domanda per l’ottenimento del sostegno potrebbe essere una mossa saggia. Se non altro per mettersi al riparo da mosse a sorpresa, anche se la chiusura dei rubinetti non potrebbe comunque essere effettuata dal giorno alla notte.

Accelerata sulla richiesta: domande entro il 2022

Nella peggiore delle ipotesi, ossia l’eliminazione della misura, è evidente che non sarebbero depennate immediatamente le ricariche previste per i beneficiari. Questo rende abbastanza chiaro il motivo per cui un potenziale avente diritto, in difficoltà economica reale, potrebbe avere l’interesse ad accelerare con la richiesta. Le primissime mosse al riguardo, sempre nell’ottica di una revisione del sistema di erogazione, dovrebbero riguardare un maggiore controllo sulle possibili percezioni indebite. Un giro di vite nel sistema, in pratica, nella visione del Centrodestra (FdI in particolare) andrebbe a convogliare le risorse su altri strumenti. Lasciando però misure di sostegno diretto a chi è realmente in condizioni difficili. Resterebbe comunque il principio del diritto acquisito, nel senso che se un beneficiario non dovrebbe subire gli effetti retroattivi di un’eventuale modifica. A meno che non risulti una percezione indebita.

Esiste comunque una percentuale di rischio. Ad esempio, chi fosse certo di poter percepire il RdC a partire da gennaio per via di un Isee più basso, potrebbe restare con il proverbiale pugno di mosche. Con la variabile, a questo punto interessante, della correzione dell’Isee attraverso quello corrente. Un passaggio che porterebbe l’indicatore reddituale (riferito al 2020 per l’anno in corso) a una cifra decisamente più vicina alla condizione economica attuale del nucleo familiare.

Published by
Damiano Mattana