In Parlamento da trent’anni e già vicepresidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa è stato nominato presidente del Senato con 116 voti.
L’elezione a presidente del Senato al termine del discorso illuminante e severo della senatrice a vita, Liliana Segre. Ignazio La Russa accede a Palazzo Madama già con un pesante onere sulle spalle.
Quello, naturalmente, di dover cominciare a reggere il seggio della seconda carica più importante dello Stato a seguito di parole dall’impatto così significativo. Compito che il parlamentare di Fratelli d’Italia assume al culmine di una carriera politica che lo vede come onorevole ormai da trent’anni, esattamente dal 1992, quando fu eletto per la prima volta. Una nomina che già in mattinata appariva scontata vista la convergenza di quasi tutto il Centrodestra (astensione quasi totale da parte di Forza Italia) e una maggioranza ormai praticamente acquisita. Alla fine i voti sono stati 116, sufficienti a superare anche lo scoglio del mancato pronunciamento dei senatori azzurri. Per La Russa si tratta praticamente di uno scatto di grado.
Nel corso dell’ultima legislatura, infatti, il parlamentare di FdI aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente del Senato. In precedenza, invece, ha ricoperto la carica di ministro della Difesa. Alle spalle, anche la leadership di Alleanza Nazionale e dello stesso Fratelli d’Italia, anche se i primi passi politici li mosse, già a inizio anni Settanta, all’interno del Movimento Sociale Italiano. Al 1971 risale la nomina come responsabile del Fronte della Gioventù. Politica che, per La Russa, fa parte di un’importante e consolidata tradizione familiare. Suo padre Antonino fu segretario politico del PnF e, in seguito, deputato e senatore, aderente al MsI. Anche i suoi fratelli Romano (ex europarlamentare) e Vincenzo (parlamentare della Dc) hanno intrapreso questa strada.
Un’attività politica pluridecennale, corredata da trent’anni in Parlamento. Un viatico abbastanza evidente per l’ottenimento di una certa stabilità economica. Del resto, l’attività parlamentare, nella convinzione dell’opinione pubblica, rappresenta il lavoro stabile per eccellenza. Specie per la possibilità di intraprendere tale attività senza la necessità di chissà quale curriculum alle spalle, anche se l’accesso alle aule parlamentari impone un percorso di formazione politica (oltre naturalmente al voto degli elettori) che, perlopiù richiede anni di lavoro in ambito territoriale. Chiaro che, nel momento in cui si accede alle Camere restandovi per trent’anni, il proprio patrimonio diventerà proporzionato a tale portata decennale. Per La Russa, la conferma alle politiche del 2018 da parte degli elettori ha significato l’ingresso in Parlamento per la settima legislatura consecutiva. Con conferma successiva anche alle elezioni del 2022.
Presente fin dagli albori nell’organigramma di Fratelli d’Italia, come senatore La Russa percepisce un’indennità mensile lorda pari a 11.555 euro. Cifra che, al netto, scende a 5.304,89 euro, integrata da una diaria di 3.500. Numeri ai quali si sommano i 4.180 euro di rimborso spese di mandato e i 1.650 di rimborso forfettario, valido per trasporti e telefoni. Escludendo le indennità di funzione, in pratica, i senatori ricevono uno stipendio pari a quasi 15 mila euro (14.634,89 per l’esattezza), leggermente superiore a quello dei deputati (13.971,35). Ignazio La Russa, nella sua ultima dichiarazione dei redditi pubblicata sul sito del Senato, ha riferito un reddito complessivo da 356.945 euro. Cifra praticamente pari a quella dichiarata negli anni precedenti, tutti trascorsi, da senatore, a Palazzo Madama.