Annullare una cartella esattoriale non è poi così utopistico come si crede. Al contempo però non bisogna commettere alcuni errori quando si presenta il ricorso
Andiamo a vedere cosa bisogna verificare per cercare di ottenere il risultato sperato. Un elemento in particolare spicca sugli altri e può fare la differenza.
Ottenere l’annullamento di una cartella esattoriale è sicuramente un obiettivo comune a tanti. Non sempre però ci si riesce, ragion per cui è bene procedere per gradi ed eseguire tutti i passaggi correttamente.
Per maggior informazioni a riguardo è bene consultare il sito dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione. In questa sede andremo ad analizzare quell’elemento che più di ogni altro può essere determinante al fine della buona riuscita dell’operazione.
Per poter sperare di vincere il ricorso contro il Fisco e quindi poter archiviare la cartella senza doverla necessariamente pagare è fondamentale la pec da cui la cartella esattoriale è stata spedita.
A tal proposito può essere decisamente utile il precedente dello scorso agosto quando centinaia di avvisi di riscossione sono stati sono stati annullati. Alla base di ciò c’è stata la notifica da indirizzi pec che non comparivano nei registri pubblici.
Qualche mese fa infatti un giudice aveva annullato ad un imprenditore di Assisi 71 cartelle per un valore complessivo di 1,4 milioni di euro. La decisione è stata presa proprio perché le cartelle erano state notificate da una pec non valida, per l’esattezza non esistente nei registri pubblici (Ipa, Reginede e IniPec).
Dal canto suo il Fisco ha deciso di “reagire” correggendo il tiro e inserendo nei pubblici registri tutte le caselle pec utilizzate per inviare le cartelle esattoriali ai contribuenti. Un cambiamento di rotta che può giocare a favore di coloro che hanno presentato ricorso. Di fatto l’ADE così facendo ha di fatto ammesso le proprie colpe.
A prescindere da ciò per poter ottenere l’annullamento bisogna comunque passare per l’ente creditore a cui è riferito il tributo. Possono essere tra i più svariati, come ad esempio l’Inps o i comuni.
Un procedimento che prende il nome di autotutela. In pratica si chiede all’ente di correggere il proprio errore. Se quest’ultimo deciderà di annullare in tutto o in parte di debito, dovrà procedere all’invio dello sgravio (ovvero l’ordine di annullare il debito) all’Agenzia delle Entrate-Riscossione.