L’aumento pensioni al minimo con integrazione è un meccanismo da dato 1983. Lo scopo è quello di offrire un sostegno agli anziani che hanno i redditi bassi.
In Italia, è attivo un meccanismo introdotto nel 1983, che prevede di adeguare il trattamento minimo in modo tale da sostenere i pensionati che hanno un reddito basso. Ci stiamo riferendo al meccanismo dell’aumento delle pensioni al minimo con integrazione.
Quest’anno, in Italia, il trattamento minimo garantito è di 524,35 euro. Tale importo è il frutto di un metodo di calcolo, che permette di individuare il contributo aggiuntivo, garantito dallo Stato a determinate categorie di cittadini.
L’importo può variare in base alla situazione familiare del pensionato. Ad esempio, se il pensionato non è sposato e di 6816,55 euro all’anno.
Coloro che invece percepisco un reddito superiore alla quota indicata come minima, ma inferiore a 13633,10, hanno comunque diritto all’integrazione, ma è previsto un ricalcolo.
Ad ogni modo, per ottenere l’integrazione al minimo è necessario essere in possesso di specifici requisiti reddituali e familiari, secondo quanto riportato dall’articolo 6 della legge 463 del 1983.
Aumento pensioni al minimo: i limiti di reddito per il 2022
Come abbiamo visto, per ottenere l’aumento pensioni al minimo con integrazione è necessario essere in possesso di specifici requisiti reddituali. Questi variano di anno in anno.
Per il 2022, è stato stabilito che per i pensionati non sposati o legalmente separati il limite di reddito che dà accesso all’integrazione al minimo è di 6816,55 euro.
Per coloro che, invece, sono sposati, è possibile accedere alla pensione minima se il reddito dei coniugi non supera 34.082,75 euro all’anno. Tuttavia, in questo caso, l’importo dell’integrazione si riduce a partire da un reddito pari a 27.266,20 euro all’anno.
Se il pensionato percepisce la pensione con decorrenza successiva al 1993, sono previste integrazioni caratterizzate da date e percentuali diverse.