Un nuovo caso di suicidio fra i corpi delle Forze dell’Ordine. Sono quasi sessanta da inizio anno. È emergenza. Di nuovo.
Un nuovo suicidio, l’ennesimo dall’inizio dell’anno. Un gesto estremo che, stavolta, è stato messo in atto da un poliziotto residente a Roma. Un singolo colpo alla testa per mettere fine a tutto.
Sulla vicenda stanno ancora indagando le Forze dell’Ordine. L’uomo, secondo quanto riferito dagli inquirenti, aveva 37 anni e, sposato, era anche padre di tre figli piccoli. Il suicidio è avvenuto nel quartiere Ardeatino della Capitale, nei pressi di Via delle Sette Chiese. Né la Polizia né i Carabinieri, intervenuti sul posto, hanno tuttavia riferito ulteriori dettagli. Le indagini saranno condotte con riserbo, nel rispetto dovuto ai familiari del poliziotto. Il cui gesto, però, allarga ancora l’ombra della drammaticità rispetto a un bilancio che, da inizio anno, continua a farsi sempre più inquietante. Quello avvenuto a Roma, secondo quanto riferito da InfoDifesa, è infatti il cinquantaquattresimo caso di suicidio nei primi nove mesi del 2022, addirittura il diciannovesimo nelle forze di Polizia.
Numeri che, chiaramente, non possono essere ignorati. Al netto delle vicende personali e delle ragioni insondabili che possono spingere una persona a commettere un gesto simile, i dati restano sconcertanti. Anche se non è possibile racchiudere episodi come questi in termini numerici, il loro ripetersi con tale frequenza ha iniziato a destare preoccupazione. La vita quotidiana condotta da un rappresentante delle Forze dell’Ordine risente ovviamente di regole rigide ma anche di un contatto costante con responsabilità estreme, contrasto alla criminalità e forti componenti di stress.
Ancora un suicidio nelle Forze dell’Ordine, i dati preoccupano: cosa sta succedendo
Sarà compito degli inquirenti approfondire la storia dell’agente e determinare, per quanto possibile, gli aloni di mistero e drammaticità che hanno caratterizzato la sua vicenda. Anche perché è di fatto impossibile stabilire in modo certo le possibili (o plausibili) correlazioni fra il proprio lavoro e la vita privata. O meglio, quali fattori della professione possano incidere a tal punto da indurre a un gesto estremo. Ancora una volta, però, a intervenire sono i dati. Il 2022 si è diramato sulla stessa falsa riga dei due anni precedenti, durante i quali il numero di suicidi all’interno delle varie Forze dell’Ordine è stato altrettanto elevato. Nel 2020 ne sono stati registrati 51, nel 2021 ben 57. Numero già quasi raggiunto in soli 9 mesi dell’anno in corso.
E i dati nascondono un ulteriore elemento di dramma, visto che, come emerso dalle osservazioni in merito, il tasso generale di suicidio fra i cittadini è in calo. Nello specifico, se il tragico trend si registra per lo 0.60 per mille fra la popolazione civile, si sale all’1 per mille fra gli agenti di Polizia e addirittura all’1.30 per mille fra gli agenti della Penitenziaria (per la quale nei mesi scorsi erano stati peraltro annunciati rafforzamenti negli organici).
Ancora una volta, non è chiaro quanto possano incidere le varie componenti del proprio lavoro, dal contatto costante con i contesti di pena a quello con la criminalità, fino a possibili situazioni di difficoltà con colleghi e superiori. Sul tema sono intervenuti spesso i sindacati, i quali hanno avanzato a più riprese la richiesta di misure urgenti per contrastare l’ondata di suicidi. Anche nella revisione di alcune normative di protocolli ritenuti obsoleti. In ballo non ci sono solo carriere ma soprattutto vite spezzate dal dolore. Quelle delle famiglie di chi sceglie di farla finita.