Il Tribunale di Zurigo accoglie la richiesta di Lindt. I coniglietti sono troppo simili. Ma i giudici invitano a riutilizzare il cioccolato.
Non siamo ancora a Natale ma già si preannuncia una Pasqua meno dolce per Lidl. Una sentenza arrivata dalla Svizzera, infatti, ha cambiato le carte in tavola su uno dei dolci più gettonati della festività.
Ad alzare il pressing sulla catena tedesca è stata l’azienda Lindt & Spruengli, che aveva messo all’indice i coniglietti di cioccolato venduti da Lidl in quanto, a loro dire, troppo simili a quelli famigerati realizzati dalla storica casa cioccolatiera. L’obiettivo, rivolgendosi al Tribunale di Zurigo, era quello di tutelare sia la forma del prodotto che la carta avvolgente. Richiesta che, alla fine, è stata accolta dai giudici, i quali hanno disposto che i supermercati ritirino i coniglietti dai loro scaffagli, suggerendo però di riutilizzare il cioccolato per realizzare nuovi dolci. In sostanza, la catena dovrà “distruggere” le sue realizzazioni a fronte di quella che la più alta corte svizzera ha ritenuto un’imitazione dei più famosi prodotti Lindt.
Chiaramente non sarà solo per Pasqua. Nel senso che, pur a fronte di una tradizione che li connota al periodo pasquale, i coniglietti Lindt rappresentano uno dei prodotti di punta del marchio durante tutto l’anno e non solo per la bontà del cioccolato. Non manca, infatti, chi resta affascinato dalla confezione (sonaglietto incluso) tanto da usare i coniglietti come arredo anziché gustarli. E non è certo la prima volta che emergano situazioni legate ad azioni di tutela contro le imitazioni. Tuttavia, stavolta il Tribunale si è espresso chiaramente, invitando peraltro l’azienda distributrice tedesca a non sprecare il cioccolato usato per i coniglietti.
Il Tribunale dà ragione a Lindt: Lidl non dovrà vendere i coniglietti di cioccolato
Lidl dovrà quindi procedere all’interruzione della vendita e a distruggere le scorte rimanenti. Facendo in modo, tuttavia, di non sprecare quanto prodotto. È comunque da notare come la sentenza in questione vada a ribaltare totalmente quanto disposto solo un anno fa dal Tribunale commerciale svizzero che, all’epoca, si era pronunciato contro Lindt. Una decisione che, chiaramente, non aveva incontrato il parare positivo del colosso svizzero, tanto che l’amministrazione aveva deciso di rivolgersi all’Alta Corte. E lo aveva fatto presentando, fra la documentazione, dei sondaggi che avrebbero dovuto dimostrare la popolarità del suo prodotto, oltre che la confusione generata dalle imitazioni. Di fatto lamentando la possibilità che i coniglietti Lindt potessero essere confusi con altri appartenenti ad altre marche.
In effetti, la livrea della confezione (foglio oro, con nastro rosso e campanellino) è ripresa da alcuni sotto-marchi, anche se con delle sostanziali differenze, per quanto scarsamente individuabili a un occhio non allenato o nella concitazione dell’acquisto. Una situazione che, secondo Lindt, avrebbe potuto danneggiare il prodotto originale. La sentenza ha comunque invitato Lidl a considerare la possibilità di fondere i coniglietti di cioccolato per riutilizzare la materia prima. Questo è comunque solo l’ultimo caso che ha visto protagonista l’azienda svizzera. La quale, già nel 2000, richiese un marchio specifico per la forma tridimensionale del coniglietto, ottenendolo l’anno seguente.
È stata comunque la corte federale tedesca, nel 2021, a stabilire la protezione del marchio per la tonalità dell’involucro. Un pronunciamento arrivato a seguito di un’altra contesa nata con un produttore austriaco che, fra i prodotti tipici, annoverava proprio dei coniglietti di cioccolato. E pensare che la Pasqua dovrebbe essere un momento di sentimenti di speranza…