Attenzione, quando una casalinga può andare in pensione? Vi sono dei particolari requisiti da rispettare? Ebbene, la risposta non è scontata.
In quali casi una casalinga può andare in pensione? Vi sono dei particolari requisiti con cui dover fare i conti e come funziona? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Lava, stendi i panni, stira, cucina, metti in ordine le varie cose e chi più ne ha più ne metta. Inutile negarlo, sono davvero tante le cose da fare in casa e che richiedono inevitabilmente tempo e pazienza. Un lavoro a tutti gli effetti, che non viene però retribuito. Lo sanno bene le tante casalinghe che ogni giorno si prendono cura delle faccende di casa, senza vedersi riconoscere nulla in cambio.
Tante, d’altronde, sono le donne che decidono di fare le casalinghe a tempo pieno, pur di riuscire a stare dietro a tutte queste faccende. Allo stesso tempo non si può fare a meno di pensare come non si possa vivere senza un’entrata economica. Da qui il dubbio di molte casalinghe che si chiedono quando è possibile andare in pensione? Vi sono dei particolari requisiti da rispettare? Entriamo quindi nei dettagli e vediamo tutto quello che c’è da sapere in merito.
Casalinghe, quando è possibile andare in pensione? Ecco tutto quello che c’è da sapere
Abbiamo già visto se la pensione casalinghe può essere richiesta anche dagli uomini. Ebbene, sempre soffermandosi sull’importanza del ruolo della casalinga, interesserà sapere che giungono buone notizie per le donne che pur non avendo maturato contributi frutto di un’attività lavorativa possono andare in pensione.
Questo è possibile grazie al cosiddetto Fondo Casalinghe, ovvero un Fondo di Previdenza per le persone che svolgono, appunto, lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari. Entrando nei dettagli, è bene sapere, si presenta come un fondo “rivolto alle persone che svolgono lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari“.
A questo fondo possono iscriversi le casalinghe con età compresa tra i 16 e i 65 anni che possono così versare i contributi necessari per poter in seguito accedere al trattamento pensionistico. Si tratta, è bene sapere, di un versamento dei contributi volontari, il cui contributo minimo mensile è pari a 26 euro. A seconda dell’importo dei versamenti, ovviamente, risulterà differente anche l’importo del trattamento pensionistico.
Se, invece, nel corso della sua vita ha versato 20 anni di contributi, anche non continuativi, ecco che la donna interessata può accedere, all’età di 67 anni, alla pensione di vecchiaia. Questi 20 anni di contributi non devono essere tutti necessariamente derivanti da attività lavorativa. Se ad esempio la casalinga in questione ha lavorato per 5 – 10 anni, può decidere di integrare il resto con contributi volontari o da riscatto.
Per finire ricordiamo che nel caso in cui non siano iscritte al Fondo prima citato, le donne possono accedere alla pensione sociale pur non avendo maturato contributi. In tal caso è necessario avere almeno 67 anni di età e un reddito inferiore a determinati limiti che vengono stabiliti ogni anno.