Il fondatore di Italexit, Ginaluigi Paragone, beneficia di uno stipendio da senatore. La sua carriera, però, è iniziata nel mondo del giornalismo.
“Grazie per la Brexit”. Breve e formale il saluto di Liz Truss, neo-premier del Regno Unito, al suo predecessore Boris Johnson. Con un riferimento a quell’addio all’Unione europea che, almeno all’epoca del referendum, la stessa nuova leader dei Tory aveva avversato.
Avrebbe cambiato idea di lì a qualche anno, quando gli effetti della mossa britannica si dimostrarono meno pesanti, economicamente parlando, di quanto in realtà non apparissero ai sostenitori del remain. Ma l’esperienza del Regno Unito, per quanto significativa, non potrebbe in alcun modo essere paragonata a un eventuale distacco dall’Unione europea da parte di un Paese dell’Eurozona, Italia compresa. Diverse le condizioni e anche i legami, peraltro se si parla di uno Stato fondatore come il nostro.
Prospettive che, a ogni modo, non hanno scoraggiato l’ex pentastellato Gianluigi Paragone, fondatore del partito No Europa per l’Italia – ItalExit con Paragone, creatura politica nata sulla falsa riga del Brexit Party di Nigel Farage. Anche se, come detto, i presupposti per un addio all’Europa da parte dell’Italia sono ben diversi rispetto a quelli di un Paese sostenuto da una diversa entità monetaria e, soprattutto, da mercati differenti rispetto a quelli di casa nostra.
Alle elezioni del prossimo 25 settembre, comunque sia, il logo di Italexit sarà al suo posto, fra i simboli dei partiti maggiori. Una proposta, quella di Paragone, che parte da un presupposto comune rispetto al pensiero di chi, da lavoratore, ha vissuto gli ultimi anni della lira. Ossia, il fatto che prima dell’entrata in vigore dell’euro, la vita fosse più semplice e, soprattutto, meno cara. Non a caso, quello del senatore e giornalista è considerato il principale fra i partiti antisistema. E non solo per le sue posizioni euroscettiche ma anche per il dibattito che anima uno dei suoi temi base. Certo, la corsa del 25 settembre verrà effettuata da Paragone con la consapevolezza di un obiettivo massimo. Ossia il 3%, la soglia di sbarramento nazionale. In quel caso, Italexit porterebbe in Parlamento deputati e senatori.
Gianluigi Paragone, da giornalista a senatore: tutti i guadagni
Ex Movimento 5 stelle, dopo la rottura con il suo vecchio partito Paragone ha messo in piedi un partito proprio, basato sostanzialmente su due punti cardine: l’uscita dell’Italia dall’Europa e, soprattutto, dall’Eurozona. Politico ma prima ancora giornalista, l’attuale senatore ha lavorato dapprima in un’emittente televisiva locale (Rete 55), per poi maturare un’esperienza come direttore presso La Padania, organo ufficiale della Lega Nord. Due anni, prima di passare a Libero come vicedirettore. Il passaggio in Rai risale al 2009, quando ricopre il ruolo di vicedirettore di Rai 1 e quello di conduttore, in seconda serata, di “Malpensa Italia”. L’esperienza in Rai dura fino al 2013, dopo un passaggio su Rai 2 nel 2010. Proprio nel 2013 avviene il debutto su La7, dove conduce il talk politico “La Gabbia”.
Due carriere lavorative distinte ma comunque importanti, anche su un piano remunerativo vista l’autorevolezza di testate e aziende del suo passato di giornalista e la rilevanza (naturalmente) della carica di senatore, al netto della rottura coi Cinque stelle. A Palazzo Madama presenzia dalle ultime elezioni politiche, ossia dal marzo 2018, appartenente al cosiddetto Gruppo Misto.
Lo stipendio da senatore
Per tale carica, la remunerazione può toccare anche quota 14.634,89 euro, per un’indennità mensile lorda di 11.555 euro e un netto di 5.304,89. A questo si aggiunge una diaria di 3.500 euro più il rimborso per le spese di mandato, ossia 4.180 euro. A cui sommare i rimborsi forfettari per 1.650 euro. Come riferisce il sito Tirendiconto, tuttavia, in virtù delle regole del M5s, Paragone ha versato 40.500 euro per al fondo per il microcredito. Con decurtazione di parte del suo stipendio di senatore.