Secondo il professor Pontecorvi, primario del Gemelli, abbassare di un grado le temperature potrebbe far bene al peso forma oltre che alle bollette.
La speranza di un inverno mite. Questa sembra essere la prospettiva di qui ai prossimi mesi. Perché di argini veri e propri al caro bollette, almeno per il momento, non ce ne sono.
E i tempi per trovare una quadra iniziano a restringersi sempre di più. L’obiettivo è varare al più presto un decreto emergenziale, così da consentire di affrontare la stagione invernale senza gravare troppo sul proprio portafogli. Una strada difficile, anche se non impossibile. Anche perché, se il tutto fosse demandato al nuovo governo, i tempi necessari affinché questo entri a regime porterebbero il rischio dell’ondata di rincari prevista per i mesi che verranno. Già a partire da quelli autunnali. La sensazione è che, ancora una volta, molto sarà richiesto al buonsenso degli utenti e alla loro capacità di gestire i consumi domestici. Fra le ipotesi paventate, a ogni modo, figurava già una strategia di ammortizzamento.
La strategia era quella del razionamento. O meglio, dell’accorgimento quotidiano di tenere la temperatura domestica al di sotto di uno o due gradi rispetto ai 20 ordinari. Quindi, con 18 o 19 gradi di temperatura interna, cercare di limitare i consumi e, di conseguenza, diminuire per quanto possibile il costo della bolletta. Una strategia che, secondo gli esperti, avrebbe anche una sua convenienza, a patto che anche l’accensione dei riscaldamenti venga limitata. In pratica, stare in casa un po’ più al freddo e per un periodo di tempo al giorno maggiore. Mossa che, di sicuro, sommando tutte le utenze domestiche un risparmio lo porterebbe.
“Un grado in meno fa dimagrire”, ma le bollette preoccupano lo stesso
A meno che negli ultimi giorni non intervenga un nuovo maxi-piano anti-rincaro, l’inverno metterà duramente alla prova le nostre tasche. Tuttavia, nel mare magnum delle problematiche, almeno un lato positivo potrebbe essere trovato. Il quale, però, non ha a che fare con benefici diretti in bolletta, quanto sugli effetti indiretti delle temperature più rigide. A spiegarlo è Alfredo Pontecorvi, professore di Endocrinologia all’Università Cattolica e primario al Policlinico Gemelli che, in un’intervista al Messaggero, ha spiegato come tale strategia di risparmio possa sortire effetti anche sulla nostra linea. Fortunatamente benefici. L’abbassamento dei gradi, per quanto lieve, potrebbe significare molto. In primis, perché “la temperatura ideale per il nostro benessere è di 19 gradi”.
Questo significa che il tessuto adiposo bruno, ossia la componente che brucia calorie per mantenere la temperatura corporea a 37 gradi, sarebbe stimolato alla “trans-differenziazione bianco-bruno”. Ossia l’attivazione del tessuto adiposo affinché i grassi vengano bruciati velocemente, “riducendo anche il rischio di sviluppare alcune malattie correlate a obesità e sovrappeso”. Il professore ha parlato anche di una ricerca in cui, di notte, cinque uomini sani hanno sperimentato la temperatura di laboratorio controllata di 19 gradi. Riuscendo, in un solo mese, ad aumentare il grasso bruno del 40%, migliorando anche la sensibilità all’insulina. In sostanza, anche se il piano fosse effettivamente l’abbassamento di un grado, il nostro corpo potrebbe beneficiarne. Non un fattore secondario.