La crisi dei microchip si aggrava sempre più e il rischio è di ridurre la produzione di Bancomat e carte dopo lo sconvolgimento del settore tecnologico e delle automobili.
Si rischia di rimanere senza microchip da utilizzare per Bancomat e carte di credito. Siamo in piena crisi, sarà possibile risollevarsi?
Gli ultimi trenta mesi sono stati intensi e spaventosi. La pandemia da Covid 19 e lo scoppio della guerra in Ucraina hanno destabilizzato sia gli equilibri sociali interni alle nazioni sia la situazione geopolitica internazionale. Le morti per un virus incontrollabile, la paura di non poter tornare più alla normalità, la distruzione in un Paese a noi vicino, la corsa ai bunker per il timore di una terza guerra mondiale sono solo alcuni degli effetti degli eventi iniziati nel 2020. Nel calderone ci sono l’inflazione, i rincari, la sparizione di tanti prodotti dai supermercati e notizie poco rassicuranti sul futuro. Tra le conseguenze del conflitto emerge l’interruzione della fornitura del gas russo come esito primario ma occorre considerare anche una serie di conseguenze secondarie, dalla mancanza dell’anidride carbonica all’irreperibilità dei microchip.
I semiconduttori mancano, a dimostrarlo la crisi nel settore automobilistico e in quello della telefoni. Ora sono a rischio anche i Bancomat, le carte di credito e le carte di identità elettroniche. La domanda continua ad aumentare mentre l’offerta diminuisce sempre di più. In soli 5 anni i tempi di consegna dei chip indispensabili per la sicurezza informatica sono passati da 27 a 52 settimane.
La crisi è iniziata nel 2020 con la pandemia e le conseguenti restrizioni per limitare i contagi. Molte aziende hanno chiuso i battenti e tante altre hanno dovuto ridurre drasticamente la produzione e rallentare le consegne. All’origine dei problemi la dipendenza dalla Cina la cui politica zero-Covid ha influito notevolmente sui rapporti commerciali. Poi si è aggiunto il conflitto in Ucraina, nazione esportatrice di C4F6 e neon, gas necessari per l’incisione laser dei wafer in silicio. La Russia, poi, è esportatrice di palladio.
Ursula Von der Leyen, Presidente della Commissione Europea, ha deciso di stanziare tra i 43 e i 45 miliardi di euro per la produzione di semiconduttori in Europa. Si tratta di un investimento ripartito negli anni fino al 2030 i cui effetti positivi si vedranno solamente nel medio-lungo termine. In attesa dei risultati, la crisi coinvolge anche Bancomat, carte di credito e carte di identità elettroniche.
L’Italia per colmare le mancanze ha stanziato 700 milioni di euro per aiutare le aziende produttrici di microchip ed incentivare la ricerca e l’innovazione del settore. Nell’attesa, le nuove tessere sanitarie arriveranno senza microchip per mancanza della materia prima. Il divario tra Europa e Cina rimane, dunque, ampio e gli sforzi dovranno essere maggiori per non arrivare a bloccare la produzione delle carte. In più mancano i lavoratori qualificati indispensabili per far sì che le strategie europee abbiano esiti positivi.