Nemmeno il pellet è stato risparmiato dall’ondata dei rincari. Tuttavia, ragionando sui consumi, appare ancora più conveniente del gas. A meno che…
Da alternativa al riscaldamento tradizionale a possibile arma a doppio taglio. Una strana parabola quella del pellet, passato in breve tempo a far parte della schiera dei rincari.
Nemmeno la scelta “ecologica” sembra funzionare. I costi in aumento hanno finito per fagocitare qualsiasi branca del settore energetico, portando anche il pellet a superare di gran lunga gli standard di risparmio che fin qui aveva garantito. Certo, i prezzi del materiale in questione non raggiungono neanche lontanamente quello di luce e gas. Tuttavia, rispetto ai prezzi che avevano attratto fin qui un numero sempre maggiore di consumatori, vedere un sacco da 15 kg salire sensibilmente di prezzo (pur restando apparentemente nell’ambito della ragionevolezza) contribuisce ad accrescere la sfiducia anche nelle soluzioni parallele al consumo di gas.
Anche perché va capito innanzitutto se il pellet garantisca effettivamente un risparmio rispetto alla principale materia prima destinata al riscaldamento domestico. Chiaramente, le cifre sono radicalmente diverse, quindi il ragionamento va fatto perlomeno in proporzione. Alcune aziende, infatti, hanno parlato di rincari sul gas pari anche al 900% rispetto al prezzo di qualche mese fa. E le prospettive per l’inverno sono tutt’altro che rosee, considerando che per le famiglie si prospettano bollette praticamente raddoppiate. E le misure adottate, vista anche la transazione di Governo, avranno probabilmente un effetto tampone più che risolutivo.
Pellet, il consumo reale: il metodo per calcolare spesa e non solo
Per esigenze tecniche, sono perlopiù le abitazioni private a seguire la strada del pellet. Anche se nemmeno il combustibile in questione, teoricamente più sostenibile del gas, ha mancato di attirarsi qualche critica in termini di ecologia. Sta di fatto che, in alcuni contesti, un impianto di questo tipo sostituisce del tutto l’apporto del metano, abbassando notevolmente la spesa del consumo, al netto dei rincari subiti. Proprio sul consumo, però, occorre ragionare in modo specifico. Per determinare quello effettivo, esiste un modo abbastanza semplice: anche la stufa funziona tramite elettricità, esattamente come la caldaia. Alcuni modelli entrano in funzione tramite termostato, anche se questo, generalmente, non apporta costi aggiuntivi sul consumo.
Mediamente, il funzionamento occupa una fascia oraria minore rispetto ai riscaldamenti domestici. Una stufa a pellet funzionante per quattro ore al giorno, ad esempio, su un periodo di 6 mesi consuma più o meno come una normale caldaia, circa 60 Kw. Con la differenza, non trascurabile, che la spesa di impianto sarebbe decisamente superiore, in base alla tipologia della stufa acquistata e della manodopera necessaria. Senza contare che solo alcune di queste possono essere inserite nell’ambito di agevolazioni quali l’Ecobonus e il Conto termico.
A ogni modo, se si vuole depennare il costo d’impianto, andranno valutati ulteriori fattori, quali la coibentazione dell’abitazione. In questo caso, secondo gli esperti, per il gas ne occorrerebbero almeno 1.200 metri cubi all’anno, ossia 1.100 litri di gasolio. Per il pellet si parlerebbe di quasi 3 mila chili, circa 180 sacchi da 15. Il costo, in questo caso, andrebbe almeno sui 1.600 euro l’anno. La sensazione, però, è che se scendesse il prezzo del gas, difficilmente la scelta ecologica attirerebbe ancora.