L’inflazione alza i prezzi e svuota gli scaffali dei supermercati. Non subito ma nei prossimi mesi. E l’allarme riguarda anche l’acqua.
Qualche tempo fa si avanzavano scenari catastrofici dovuti alla guerra in corso in Ucraina. Scaffali dei supermercati svuotati, corse all’acquisto e alle scorte e similari.
Nel tempo, al netto dei rincari effettivamente arrivati, i consumatori hanno finito inevitabilmente per assorbire l’impatto delle conseguenze belliche. E non solo, visto che la crisi era già ampiamente in atto. Eppure, nemmeno negli scenari peggiori si prevedeva un’inflazione così preponderante. La quale, peraltro, rischia di salire ulteriormente nei mesi che verranno, provocando ulteriori problemi sul potere d’acquisto dei contribuenti. Un quadro che, già ora, ha causato un preoccupante trend di rincari anche su prodotti estremamente comuni, gravando non poco sulle tasche degli italiani. E, ora sì, causando il rischio che alcuni determinati alimenti possano effettivamente scarseggiare sugli scaffali dei supermercati.
Secondo quanto viene riferito da alcuni consumatori, determinati supermarket avrebbero già visto diminuire la presenza di beni di largo consumo. Il problema, oltre all’inflazione, sarebbe da ricercare nella filiera: alcuni generi alimentari hanno raggiunto prezzi superiori addirittura al 50% rispetto agli standard dello scorso anno, rendendo difficile reperirli sul mercato. Per questo nei supermercati è scattata l’allerta: reperire alcuni prodotti alimentari, quattro in particolare, potrebbe diventare una faccenda complicata da qui ai prossimi mesi. O, nel caso si trovassero, il loro prezzo sarebbe di fatto raddoppiato.
Prezzi rincarati e scaffali vuoti: cosa sta succedendo nei supermercati
Il settore agroalimentare sta vivendo un periodo di particolare sofferenza. Non solo per i rincari ma anche per la difficoltà nel reperire le materie prime. Il prodotto maggiormente colpito è l’olio di semi di girasole, tanto che le aziende che lo utilizzavano frequentemente per le loro produzioni hanno deciso di sondare altri prodotti alternativi, magari altri oli vegetali. Cambiando, naturalmente, ricette ed etichettatura delle proprie realizzazioni. Stesso discorso per i cereali. Nonostante la ripresa dell’export dall’Ucraina, soprattutto il mais sarebbe da considerare un prodotto a rischio fino alla fine del 2022. Stesso discorso per segale e miglio ma, secondo gli esperti, anche altri prodotti di larghissimo consumo come zucchero e carne sarebbero in procinto di rincarare. O di sparire.
Il procedimento, infatti, riguarda prima l’esaurimento delle scorte disponibili (con conseguente aumento dei prezzi), quindi la sparizione dal mercato se non fossero trovate nuove fonti di export. La conseguenza maggiore sarebbe un cambiamento nelle scelte produttive. Nel senso che i produttori potrebbero ritrovarsi costretti a modificare la propria filiera a fronte di materie prime sempre meno reperibili a costi convenienti. Nei giorni scorsi, addirittura, era stato lanciato un allarme per l’acqua frizzante, in procinto di sparire dai supermercati per la mancanza di anidride carbonica, necessaria per realizzarla. Occhio anche al settore ittico: lo stop dei pescherecci ha testimoniato le problematiche nel reperire il carburante a prezzi sostenibili, senza contare la siccità che ha prosciugato alcuni corsi d’acqua. Per ora aumentano vongole e cozze. Prossimamente potrebbe accadere anche di peggio. Altro che scaffali vuoti: a svuotarsi, per salvare il portafogli, potrebbero essere le dispense.