Una situazione debitoria non regolata potrebbe far scattare diverse misure. Una delle quali, il fermo amministrativo, particolarmente seria.
Subire un fermo amministrativo significa sostanzialmente due cose: aver seriamente mancato al saldo di una pendenza e dover svolgere un iter preciso per tornare in possesso della propria auto.
Del resto, non è un caso se la sanzione in questione sia una delle più temute da parte degli automobilisti. La nostra vettura, in caso fosse applicata una misura simile, sarebbe sottoposta a blocco e, di conseguenza, per tornare in possesso andrà seguito una procedura specifica. Solitamente, il tutto prevede l’esborso di una certa somma in forma di sanzione. Il fermo amministrativo, infatti, può scattare nel momento in cui vi siano crediti non pagati, situazioni debitorie tali da consentire alle amministrazioni competenti di procedere al blocco di un bene in nostro possesso. In questo quadro, rientrano tasse e tributi non pagati. Il che significa la possibilità per enti statali e parastatali (come l’Inps) di operare una mossa come questa.
Chiaramente, la riparazione del debito contratto risolverebbe la questione. Esistono però altre soluzioni, perfettamente legali, per tornare il possesso del proprio veicolo in attesa di ripianare la propria situazione debitoria. Una mossa che, però, non può prescindere da una condizione specifica, nella stessa misura in cui viene evitata la sanzione in caso di mancato pagamento del Bollo auto entro i termini di legge. Un reclamo, in questo senso, potrebbe consentire di rientrare in possesso del proprio veicolo. Fermo restando che un mezzo sottoposto a fermo amministrativo non ha chiaramente la possibilità di circolare. Ma capiamo meglio.
Fermo amministrativo, come rimediare al blocco: una soluzione legale
Il blocco del veicolo dura per il tempo del fermo stesso. Con tanto di sanzione prevista fra 776 e 3.111 euro e, in caso, la confisca definitiva da parte dello Stato qualora la regola fosse infranta. Qualora il debitore continuasse con l’insolvenza, il concessionario della riscossione potrà addirittura vendere la vettura senza l’interpello obbligatorio del proprietario. Una procedura che, solitamente, richiede una trentina di giorni. Stando così le cose, il fermo amministrativo potrà essere rimosso solo nel caso in cui, entro un periodo di 60 giorni, il debitore riesca a saldare il proprio debito in toto. Oppure potrebbe ottenere la sospensione della somma o la rateizzazione. In sostanza, l’unica modalità per estinguere il fermo è saldare il debito.
Tranne che in un caso. La segnalazione del fermo è altrettanto obbligatoria dell’applicazione stessa. Nel senso che, ogni procedura di questo tipo, dovrà essere opportunamente comunicata prima della messa in atto. Questo significa l’invio di una comunicazione scritta all’interessato, con notifica della cartella esattoriale e avvisi vari di mancato saldo del debito. Qualora non sussistessero tali condizioni, il fermo amministrativo potrebbe essere anche considerato illegittimo. Stesso discorso per la prescrizione, altra possibilità per essere “salvati” dalla misura. Se dalla verifica delle date di notifica delle cartelle sono trascorsi determinati termini (10 anni per lo Stato, 5 per gli enti locali), le stesse cadranno in prescrizione. E le misure applicate decadranno anch’esse. Anche se il contribuente fosse in torto.