I prezzi del pellet viaggiano su numeri mai visti. In un anno, i sacchi da 15 kg raddoppiano di costo. E le scorte iniziano a scarseggiare.
Rincaro. Una parola alla quale ci siamo fin troppo abituati di questi tempi. E che, purtroppo, ha finito per declinarsi da sola anche su temi che non avremmo accostato al concetto.
Almeno non di default. Ad esempio, chi l’avrebbe mai detto che anche il pellet, combustibile noto per la sua accessibilità economica, sarebbe rimasto stritolato nell’ingranaggio? Eppure è quanto starebbe accadendo in diverse zone d’Italia. E forse non è difficile indovinare il motivo. L’inverno in arrivo, infatti, sarà caratterizzato da una strategia di risparmio mirato sul consumo di gas. E questo era chiaro ai Paesi dell’Unione, già prima che fosse concertato il piano europeo di contenimento sull’emergenza energetica. Tanto che in molti, come l’Italia, avevano già predisposto delle alternative rispetto all’importazione di materia prima da Mosca, rafforzando canali paralleli e anche lo stoccaggio per le scorte invernali. Il che dovrebbe permettere all’Italia di restare a galla anche con l’alta marea.
Tuttavia, per quanto riguarda il pellet, le cose sembrano andare diversamente. In alcune zone d’Italia, come la Tuscia, un sacco da 15 kg è arrivato a costare quasi il doppio rispetto a un anno fa. Un dato allarmante, visto che le strategie alternative ai riscaldamenti a gas iniziano a lievitare anch’essi. L’allerta è stata lanciata da Adiconsum, che evidenzia come in periodo di prestagione i prezzi aumentati possano essere un preludio a un ulteriore rincaro durante il periodo invernale. Del resto, anche le stesse stufe a pellet avevano subito un’impennata in termini di impianto, in quella che era stata considerata una risposta alla crisi del gas.
Una situazione simile rischia di gravare ulteriormente sulle spalle dei contribuenti italiani. La salita dei prezzi, infatti, potrebbe avere come conseguenza immediata la difficoltà nell’approvvigionamento del materiale, ossia del legno (di provenienza estera per la maggior parte) con cui viene preparato. Quello che ha colpito gli esperti è stata la modifica repentina dei prezzi. Come spiegato da Adiconsum, infatti, “dietro c’è una speculazione evidente, si gonfia il prezzo ipotizzando una scarsità di prodotto nei prossimi mesi“. Un giro che riguarda anche altri prodotti e che, naturalmente, finirebbe per gravare ulteriormente sulle spalle dei consumatori già ampiamente provati dalla crisi. D’altronde, anche i siti specializzati hanno evidenziato l’impennata dei prezzi: a dicembre 2021, su un minimo di 15 kg di pellet, il prezzo si aggirava fra i 3 e i 5 euro a sacco.
Ora come ora, per portarsi a casa una confezione simile occorrono in media fra gli 8 e i 14 euro. Quasi 1 euro al chilo. Scorte che, peraltro, non sono nemmeno facilmente reperibili vista la quantità di richiesta. Questo per quanto riguarda l’acquisto online. Per quel che concerne i negozi, la situazione è simile, se non peggiore. Restando nella Tuscia, il prezzo medio di un sacco da 15 kg sale a 8,65 euro per pellet di faggio, 8,50 per quello di abete. A seconda delle situazioni, inoltre, si può salire anche a 9-10 euro per un singolo sacco. Considerando che l’importo massimo toccato nell’autunno scorso non superava i 5,80 euro, l’inverno rischia davvero di portare freddo. Anzi, per le tasche un vero e proprio gelo.