Alcune città si sono già mosse, altre lo faranno. Non solo gas ma anche luce: il periodo di austerity energetica coinvolgerà tutti.
“L’aria condizionata oppure la pace”. Sembra passato un secolo da quando il presidente del Consiglio, Mario Draghi, aveva posto questa alternativa agli italiani. Una provocazione chiaramente. Sufficiente però a dare il peso di quello che avrebbe potuto succedere.
Per ora non è successo, almeno non lo scenario peggiore. Tuttavia, visto che le tensioni con la Russia sul tema energetico hanno tutt’altro che raggiunto un clima di dialogo (tanto che l’Italia ha rafforzato le forniture da altri Paesi), vale la pena di soffermarsi sulle misure messe in atto per scongiurare un inverno difficile in termini di approvvigionamento. Soprattutto per quel che riguarda il gas. Del resto, la strategia di ottimizzazione energetica era stata ampiamente annunciata, se non altro nelle sue applicazioni che più interessano il normale consumatore. In primis, un uso più saggio dei condizionatori (cosa che le temperature infernali di giugno e luglio hanno permesso poco) e degli altri elettrodomestici.
Un periodo di austerità energetica in sostanza, che riguarderà non solo l’ultimo tratto dell’estate ma anche la stagione fredda. E il gas rappresenterà solo una delle componenti sulle quali si concentrerà il risparmio. L’obiettivo è chiedere il minor sacrificio possibile ai consumatori. Il che, di fatto, porterà a concentrare gli sforzi pubblici più che altro sul contenimento dei consumi energetici cittadini. Ad esempio, abbassando la funzione dei lampioni negli orari più opportuni. A ogni modo, ognuno dovrà fare la propria parte, sia adeguando all’esigenza del risparmio sia l’uso dei condizionatori che quello dei riscaldamenti.
Di città in città, le strategie di risparmio assumono connotazioni leggermente diverse. Anche se l’obiettivo è comune, ossia il taglio del 7% dei consumi energetici, pari a 4 miliardi di metri cubi di gas in meno rispetto ai 55 previsti. Una mission non estemporanea ma frutto di una precisa richiesta da parte dell’Unione europea, che il 9 agosto scorso ha approvato il regolamento sulla riduzione dei consumi del 15% prima del 31 marzo 2023. Un piano di taglio che, tuttavia, non dovrebbe gravare troppo sul nostro Paese, a favore del quale gioca anche la percentuale di stoccaggio, sufficiente a garantirsi le scorte per superare l’inverno in tranquillità. Puntando comunque sull’aiuto da parte dei consumatori che, in teoria, dovrebbe costituirsi di un semplice abbassamento delle temperature domestiche di un grado (da 20 a 19).
A ogni modo, c’è chi ha assunto misure anche più drastiche. Ad Hannover, in Germania, hanno ad esempio rimosso l’acqua calda. In Italia, per il momento, si procede tramite raccomandazioni e misure locali. A Firenze, il sindaco ha invitato la cittadinanza a seguire alcune regole, applicando un’ordinanza che prevede la chiusura delle porte delle attività commerciali qualora all’interno sia accesa l’aria condizionata. L’inosservanza porterebbe una multa fra 25 e 500 euro. Inoltre, oltre all’avere imposto un massimo di 19 gradi per i termosifoni, è stato chiesto ai cittadini di azionare la lavatrice solo a pieno carico e di stirare solo se necessario.
A Milano, invece, gli uffici non dovranno scendere al di sotto dei 26 gradi con l’aria condizionata, mentre a Torino si è deciso di scendere di 2 gradi sui riscaldamenti. A Genova e Belluno si è optato per l’illuminazione a basso consumo. Anzi, nella città veneta si è deciso di spegnere i lampioni dalle 2.30 alle 5. Altre città si muovono in direzione della sostituzione degli impianti di illuminazione con luci a led.