Si attendono gli esiti dei nuovi esami sulla presenza di escherichia coli nelle acque della Riviera romagnola. Alcune aree sono già tornate balneabili.
Si fa bollente l’estate della Riviera romagnola. E non solo per le altissime temperature che hanno caratterizzato (e caratterizzano ancora) il mese di luglio.
L’Agenzia regionale per la prevenzione, l’ambiente e l’energia (Arpae) dell’Emilia-Romagna ha infatti disposto il divieto provvisorio di balneazione in alcune aree del famoso tratto della costa adriatica, gettonatissima meta per i turisti di tutto il mondo. Una decisione grave, presa a scopo precauzionale al fine di tutelare la salute di residenti e viaggiatori. Gli esperti, a seguito dell’analisi delle acque, hanno infatti riscontrato la presenza del batterio escherichia coli in ben 28 aree (poi scese a 22), disponendo immediatamente lo stop ai bagnanti. Un divieto che, per alcune zone, è durato comunque solo qualche ora, a seguito dello studio di 14 campioni aggiuntivi, frutto di prelievi eseguiti nella giornata di mercoledì in alcune delle zone di balneazione più frequentate della Riviera.
Al momento, i tratti balneari di Bellaria-Igea Marina, Rimini e Cervia sono stornati accessibili ai bagnanti. Per il resto, si attende l’esito dei nuovi esami, che dovranno confermare lo stop o dare il nuovo via libera. Come riferito dall’Arpae, infatti, i campionamenti sono stati effettuati solo nelle scorse ore e, a breve, sarà possibile definire l’immediato futuro della stagione balneare delle aree risultate non conformi. L’obiettivo, chiaramente, è “verificare l’andamento dei fenomeni di inquinamento e il rientro nei limiti di legge dei parametri batteriologici”. Al netto delle conferme da parte degli esperti, resta il dubbio sulle ragioni della criticità riscontrata. La presenza di escherichia coli a livelli più elevati, infatti, è solitamente legata alla presenza di pioggia.
Escherichia coli in acqua, preoccupazione in Riviera: la possibile spiegazione
Alle precipitazioni corrisponde la possibile apertura degli sforatori a mare e, di conseguenza, il potenziale innalzamento del tasso di inquinamento delle acque. In questo caso però, vista la perdurante assenza delle piogge, il fenomeno resta per ora senza spiegazione. La stessa Arpae ha definito “anomalo” quanto accaduto, ipotizzando comunque una possibile ragione meteorologica alla base degli eventi. Nello specifico, “un insieme di eccezionali condizioni” che, incastrandosi a vicenda, potrebbero aver creato “un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque marine”. Inizialmente, la criticità era stata riscontrata in 28 aree su 98 sottoposte a misurazione, salvo poi scendere a 22 dopo i nuovi campionamenti. Sei aree avevano infatti ricevuto il via libera alla balneazione a seguito del rientro dei parametri entro gli standard previsti.
Nella giornata di ieri, sulla vicenda si era espresso anche il Comune di Rimini, che aveva annunciato ulteriori accertamenti tramite un laboratorio esterno. Esami che avevano evidenziato come il superamento dei limiti di escherichia coli in realtà non vi fosse stato. I prelievi erano stati eseguiti nelle stesse aree sottoposte a indagine da parte dell’Arpae, ponendo però un risultato diametralmente opposto. Tanto che, nella dichiarazione dei comuni del Riminese, si spiegava come non fosse stata individuata “alcuna motivazione evidente e plausibile” all’interdizione balneare. In attesa dei nuovi risultati, non è escluso che l’ipotesi degli esperti possa essere plausibile, in primis per le eccessive temperature dell’acqua e lo scarso ricambio acquifero, oltre che per la scarsa presenza di vento. In sostanza, un altro possibile effetto indiretto della stagione secca.