Dopo l’obbligo di accettazione dei pagamenti elettronici, è iniziata la protesta di alcuni commercianti. A Sanremo accade con il gelato.
La normativa introdotta nel mese di giugno non ha imposto un obbligo nuovo sull’uso del POS ma, semplicemente, ne ha rafforzato uno già esistente. Di fatto, la modifica è stata essenzialmente una.
Ossia, quella di accettare ogni pagamento con metodi elettronici (qualunque sia l’importo) qualora il cliente lo richieda. Con gravi sanzioni qualora il commerciante non dovesse acconsentire alla richiesta. L’obiettivo è chiaro: aumentare la tracciabilità delle spese, ridurre l’uso dei contanti e, nondimeno, velocizzare e rendere più sicure le pratiche di pagamento. Del resto, meno contanti in cassa significherà, indirettamente, meno rischi per i commercianti. I quali, però, si ritrovano inevitabilmente di fronte agli effetti boomerang dell’uso del POS. Uno di questi, sarebbe riferibile ai costi di transazione. La motivazione posta dai proprietari di una nota gelateria di Sanremo che, proprio per questa ragione, avrebbe aumentato di 50 centesimi il costo del gelato pagato col POS.
Una polemica nata sui social, dopo un post pubblicato su Instagram dalla blogger Selvaggia Lucarelli, che ha da tempo avviato una campagna a favore dell’uso dei dispositivi di pagamento elettronico. I toni del post erano abbastanza eloquenti: “Qualcuno spieghi ai signori che non funziona così. Magari la finanza”. E in effetti la Guardia di Finanza è intervenuta, a quanto pare stilando anche un verbale inviato poi al Garante della Concorrenza e del mercato. Il tutto avvenuto nel cuore della Città dei fiori.
Gelato rincarato a chi paga col POS: cosa è successo a Sanremo
I proprietari della gelateria (uno dei quali è addirittura un commercialista), peraltro famosissima e a due passi dal Teatro Ariston, hanno anticipato la loro decisione ai clienti ponendo un cartello all’ingresso del locale. Nel quale, in modo comunque trasparente, si indicava la presenza di un rincaro di 50 centesimi per chiunque avesse pagato con metodo POS il proprio gelato. Un avviso comparso subito dopo l’introduzione del nuovo obbligo, ossia il 30 giugno scorso. Il problema, come detto, sarebbe da ricercare nei costi bancari della transazione. La motivazione, però, non ha convinto né i clienti (con polemica rimbalzata in brevissimo tempo sui social) né a quanto pare la Guardia di Finanza, che in effetti un controllo lo ha effettuato. Quello della gelateria sanremese, a ogni modo, non sarebbe un caso isolato.
Al netto dei benefici in termini di trasparenza, sicurezza e fiscalità, secondo i commercianti il POS ha alzato le commissioni bancarie sulle transazioni. Il che, in quest’ottica, avrebbe reso necessario rivedere le tariffe. Una decisione arbitraria sul proprio prodotto che, però, in tempi di rincari, inflazione e flessione del potere d’acquisto non può passare inosservata. Anche altri locali famosi avrebbero adottato una strategia simile. Anzi, alcuni commercianti avrebbero addirittura alzato il tiro, protestando contro i costi bancari ponendo cartelli di avviso di mancata accettazione del bancomat. Il proprietario dello storico caffè Mangini, nel centro storico di Genova, l’ha messa su questo piano: chi vuole il caffè paga in contanti, altrimenti lo berrà gratis. Come ha raccontato a La Voce di Genova, le ragioni sarebbero proprio i costi: “Per il Pos, che ho, anche se spento, la spesa è di 500 euro l’anno, a cui si aggiunge l’1 per cento di transazioni, qualsiasi cifra si spenda”. Il rischio multa, però, resta lo stesso.