Bonifici, occhio all’errore: ecco quando scatta la segnalazione, e poi sono guai

I bonifici fanno parte del gruppo dei pagamenti tracciabili. Tuttavia, in quanto tali, i controlli sulle cifre troppo elevate saranno estremamente vigili.

 

Il mantra dei pagamenti tracciabili è diventato un diktat a tutti gli effetti. Non da troppo tempo in realtà ma dal mese di giugno, ossia quando è stato rafforzato l’obbligo di accettazione delle transazioni elettroniche.

Bonifici segnalazione
Foto © AdobeStock

L’operazione pagamenti regolari, però, era già stata avviata da tempo. Anche alcuni esperimenti non troppo di successo, come il famigerato Cashback, erano andati in quella direzione. I bonifici, già di per sé strumenti atti al pagamento “trasparente”, fanno parte del progetto in forma integrante. E integrata chiaramente, visto che il potenziamento dei sistemi di home banking ha notevolmente rafforzato il ricorso ai pagamenti da remoto, anche in modalità istantanea. Proprio per loro natura, però, i bonifici rientrano anche nella categoria dei pagamenti più controllati. Anzi, per chi controlla la regolarità fiscale del contribuente possono fungere da lente sulla congruenza fra redditi dichiarati e pagamenti effettuati.

Questo non significa che ogni pagamento sarà passato al setaccio dal Fisco ma che, a determinate condizioni, potrebbero scattare delle operazioni di accertamento. Del resto, il bonifico è di per sé una modalità di pagamento volta a chiarire in modo trasparente le ragioni della transazione. E, per questo, eventuali controlli arriverebbero solo nel caso in cui i pagamenti dovessero risultare sospetti o da cifre troppo elevate. In sostanza, esistono dei fattori fondamentali che ogni operazione di bonifico deve rispettare. In questo modo, oltre a garantirsi la regolarità della transazione, si manterranno le spalle coperte nei confronti di possibili segnalazioni.

Bonifici, attenzione a questi errori: ecco quando scatta la segnalazione

L’ente di riferimento è sempre l’Unità di informazione finanziaria (Uif). È questa, infatti, che in caso di transazioni sospette verrebbe allertata dalla banca per svolgere le verifiche preliminari. Le quali, nel caso i sospetti perdurassero, andrebbe a coinvolgere direttamente autorità superiori, come la Guardia di Finanza (nei casi più gravi) o l’Agenzia delle Entrate. Chiaramente le irregolarità, oltre che gravi, dovrebbero essere anche evidenti. La mancanza di una causale, oppure la poca chiarezza nell’indicarla, potrebbero essere un primo passo verso il controllo. Inoltre, essendo una tipologia di transazione che poggia su un sistema telematico, è necessario che i dati inseriti siano corretti, a cominciare dall’Iban. Il quale, a oggi, permette di eseguire queste operazioni anche da circuiti diversi da quelli bancarie, come le Poste o addirittura alcuni tipi di prepagate.

Tornando alle segnalazioni, è chiaro che non tutti i bonifici finiscono sotto controllo. Ma, come detto, l’insorgere di alcuni segnali potrebbe portare allo svolgimento di controlli approfonditi, anche da parte dell’istituto bancario stesso. Ad esempio, qualora il bonifico non fosse segnalato nella precedente dichiarazione dei redditi, oppure fosse effettuato a cadenza regolare verso un medesimo soggetto. Si tratta però di controlli animati in base alla cifra mossa che, nello specifico, dovrebbe essere superiore a 5 mila euro. L’obiettivo primario delle verifiche dell’Uif è prevenire operazioni di riciclaggio di denaro. È comunque nelle possibilità del correntista giustificare l’uscita o comunque fornire documentazione volta a motivare le ragioni dell’uscita di denaro. In caso di bonifici ricevuti da soggetti fuori dell’area Sepa oltre i 15 mila euro, la dichiarazione sarà vivamente consigliata già al momento del pagamento.

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