Lasciare il lavoro per 75 mila euro, la proposta inaspettata di una grande impresa ha gettato i dipendenti nel panico.
Ritrovarsi senza occupazione ma con 75 mila euro in più nel conto in banca, quanti lavoratori accetteranno questo compromesso?
La crisi economica imperversa in ogni settore e colpisce anche i colossi finanziari. Una nota azienda sta proponendo ai dipendenti un compromesso, lasciare il lavoro in cambio di 75 mila euro. Si tratterebbe, dunque, di una non opposizione alla risoluzione del rapporto di lavoro scelta su base volontaria. Il datore di lavoro lancia la proposta, sta al dipendente decidere di accettarla o meno. L’importo è elevato e in un periodo delicato come quello che stiamo attraversando fa gola a tutti. Con 75 mila euro si potrebbe iniziare un’attività propria, alleggerire notevolmente il mutuo, regalarsi un periodo di vacanza o un’auto nuova. Insomma, si potrebbe vivere serenamente per qualche tempo ma poi si dovrebbe trovare una nuova occupazione. Un bel dilemma a cui sono chiamati a rispondere i lavoratori dello stabilimento Stellantis di Melfi, in provincia di Potenza.
La direzione dello stabilimento Stellantis di Melfi ha comunicato problemi con il microchip che rendono necessario un rallentamento della produzione. I fermi produttivi sono stati resi noti da pochi giorni ma la previsione è di un’interruzione che durerà più di qualche settimana. Il segno meno delle produzioni – dice il segretario della Fim Cisl Basilicata Gerardo Evangelista – continuerà per almeno un anno.
L’andamento negativo è legato alla pandemia, alla guerra in Ucraina, alla mancanza di semiconduttori e ad un’economia impazzita che non lancia segnali di stabilità. In più, il settore automobilistico sta vivendo una vera e propria rivoluzione con la transizione verso l’elettrico e il passaggio dal motore endotermico a quello a batteria. In questo contesto, Stellantis (con Fim, Uilm, Ugim, Fismic e Aqcfr) ha messo a punto un piano di ricollocamento attivo per oltre 1.800 uscite volontarie.
Stellantis annovera circa 49 mila dipendenti. Il piano prevede l’uscita volontaria di minimo 1.820 lavoratori, circa il 3,7% dell’organico. Ben 752 pre-intese sono state raggiunte in alcuni stabilimenti, ora è la volta di altre 1.068 uscite volontarie. Le richieste verranno avanzate in quei settori in cui c’è un esubero di personale e, ripetiamo, sarà facoltà del dipendente accettare o meno.
Se il lavoratore può raggiungere la pensione in 48 mesi gli incentivi potranno garantire i primi 24 mesi di con il 90% della retribuzione (inclusa l’indennità di disoccupazione). I restanti 24 mesi saranno coperti dal 70% dello stipendio più un importo equivalente ai contributi volontari. I dipendenti lontani dalla pensione, invece, potranno contare al massimo su 24 mensilità per un totale superiore a 55 mila euro a cui si aggiungono altri 20 mila euro in caso di interruzione del rapporto di lavoro entro il 30 settembre 2022.
I tempi di erogazione dell’incentivo variano in base all’età del lavoratore. Ventiquattro mesi per i dipendenti over 50; diciotto mesi per i soggetti di età compresa tra 45 e 49 anni; 12 mensilità per chi ha tra 40 e 45 anni e 6 mensilità per gli under 40. Indipendentemente dall’età, invece, verranno erogati i 20 mila euro aggiuntivi risolvendo il rapporto entro il 30 settembre dell’anno in corso.