E se i pezzi d’antiquariato fossero miniere d’oro? Per i cellulari il discorso sembra valere sul serio: ecco i migliori nel business del retro.
Vi siete mai chiesti quanto possano valere i vecchi cellulari? Da un punto di vista sentimentale, per chi ha qualche anno in più, si parla di vere e proprie pietre miliari.
Chissà cosa accadrebbe, però, se si approntasse una valutazione meramente economica. Sì, perché se gli affetti del cuore non hanno decisamente prezzo, diverso è il discorso se l’obiettivo della conservazione dell’antico è finalizzato al guadagno. In questo caso intervengono i fattori più vari, dalla valutazione del marchio fino a quello relativo allo stato del telefono. In sostanza, nei cassetti dei nostri settimini potrebbero nascondersi dei valori assoluti, oltre che dei ricambi di emergenza tutt’altro che da buttar via. Anzi no, meglio precisarlo: i vecchi cellulari non sono assolutamente da buttare via. In primis perché non si sa mai, potrebbero sempre essere protagonisti di un gusto retro (hai visto mai…). Inoltre perché, alla prova dell’antiquario, per così dire, potrebbero riservare grosse sorprese.
L’evoluzione dei cellulari, e della tecnologia in generale, tende a creare un inganno. Ossia il ritenere effimero tutto ciò che è di passaggio. In un certo senso potrebbe anche essere così, nel senso che le logiche di mercato, secondo alcune correnti pensiero, vorrebbero i prodotti meno “longevi” anche in termini di performance, così da lasciare il passo alle innovazioni sempre più frequenti. Anche se, spesso, solamente per qualche piccolo particolare. In linea generale, è vero che la tecnologia avanza a ritmi serrati ma, il più delle volte, sono gli stessi consumatori a decidere di tenere il passo. Facendo sì che anche un buon prodotto, nemmeno troppo stagionato, finisca per lasciare il posto al (solo di poco) nuovo.
Ma qui si parla di veri e propri pezzi d’epoca. Cose come i vecchissimi Nokia, oppure qualche cellulare con l’antenna. A vederli oggi sembrerebbero quasi giocattoli. Eppure si tratta di prodotti top alla loro epoca e decisamente resistenti. Probabilmente tutte le famiglie ne hanno almeno uno in casa. Se non altro per la nostalgia o i ricordi di quanto i telefoni erano solo telefoni. Non è un caso però che, fra appassionati e collezionisti, i cellulari “rottamati” abbiano creato un vero e proprio filone di mercato parallelo. Un business dai guadagni lampo e praticamente senza rischi, visto che il prodotto non dovrà garantire alcuna performance, almeno non per quanto si intende rispetto a un cellulare.
Le caratteristiche ricercate sono quelle proprie dei telefoni in senso stretto: tastiere, antenne, batterie amovibili. Componenti che, forse a eccezione della sola seconda, perlopiù mancano ai consumatori, se non altro per la semplificazione nell’utilizzo dell’apparecchio. Tanto vale, quindi, dare una sbirciata in armadi e cassetti vari per capire se vi sia qualche residuato in grado di fruttare qualche soldo (con un necessario bando ad affettività e nostalgia).
Ad esempio, un vecchio Orbitel Citiphone anni Ottanta si vende anche a 1.200 euro. Stesso discorso per l’Ericsson R290 Satellite Phone, apparecchio dei primi del 2000 e, quindi, già più “avanguardistico”. La quotazione, al momento, va dai 350 fino a 1.200 euro in ottime condizioni. E attenzione all’IBM Simone Personal Communicator, classe ’94 e vero pezzo da novanta, con quotazioni fino a 2.350 euro. E che dire del Motorola DynaTAC 8000x? Base 930 euro, valore massimo superiore a 4 mila.