L’obbligo di accettazione di pagamenti con bancomat ha ormai aperto la strada al POS. E anche i vecchi dubbi sono stati spazzati via.
Dal 30 giugno 2022 sono cambiate alcune fondamentali regole per quel che riguardano i pagamenti. Le transazioni elettroniche sono ormai agevolate anche da un preciso obbligo per gli esercenti.
Ormai da più di dieci giorni, infatti, i commercianti hanno l’imposizione di accettare pagamenti tramite strumenti elettronici (quindi con l’uso di POS) qualora il cliente lo richieda, anche nel caso in cui l’importo non fosse esattamente elevato. Una disposizione che rafforza una legge già in vigore dal 2012, che imponeva agli esercenti la dotazione di un dispositivo in grado di accettare le transazioni elettroniche. L’unica novità, in sostanza, riguarda proprio l’accettazione dei pagamenti e, nello specifico, le multe che possono essere comminate qualora il commerciante si rifiuti di accettarle. Sanzioni che, come visto, possono essere rafforzate da una sovrattassa, portando il totale a una quota superiore rispetto alla transazione stessa.
In pratica, la svolta verso la tracciabilità passa anche da questi accorgimenti. E, chiaramente, questo cambia in modo sostanziale anche le pratiche di pagamento, favorendo in modo evidente carte e bancomat rispetto al semplice contante. Non dovrebbero più verificarsi quindi, a meno di gravi disfunzioni nel servizio, situazioni quali il doversi recare a uno sportello Atm per saldare il conto degli acquisti a fronte del rifiuto di una carta o di un bancomat. Ora, con l’obbligo vigente, il quadro dovrebbe sostanzialmente cambiare.
Attenzione però ai dettagli perché una soglia minima per l’accettazione dei pagamenti con POS in realtà ci sarebbe pure stata. La Legge di Bilancio 2021, dai vecchi 30 euro del 2016, l’ha abbassata ai 5. Quindi, in teoria, per un pagamento da 4,99 euro il commerciante poteva rifiutarsi di attivare il suo dispositivo. Oggi tutto questo non è più possibile.
POS, l’esercente può rifiutarsi di attivare il dispositivo?
Le disposizioni introdotte a partire dal 30 giugno 2022 hanno spazzato via tutte le precedenti in merito. Anche i limiti delle carte, in realtà, sono stati ammortizzati dalle disposizioni legislative. Del resto, circuiti come Visa e MasterCard, i più popolari al mondo, già prevedevano l’assenza di un importo minimo per l’accettazione di pagamenti elettronici. E già nel 2020, ben 83 miliardi in transazioni erano stati veicolati sul circuito domestico PagoBancomat, tanto per ribadire come la tendenza a utilizzare carte e strumenti di pagamento da remoto fosse già piuttosto popolare fra i consumatori. Al momento, in pratica, l’unica “scappatoia” reale all’obbligo sarebbe un (difficile e raro) tilt del circuito. Altrimenti, i commercianti non potranno esimersi dal dire sì anche a una transazione da pochissimi euro.
Il sasso era stato lanciato già da tempo ma, ora, c’è anche il rischio di ritrovarsi di fronte a delle multe piuttosto salate, anzi, doppie. Inoltre, visto che l’obbligo riguarda anche i professionisti, il problema della tracciabilità e della detraibilità delle spese effettuate non dovrebbe più porsi. Finora, l’unica soluzione per portare le spese in detrazione con Irpef al 19% era l’effettiva dimostrazione dell’avvenuto pagamento tramite ricevuta portata da una transazione elettronica. Obbligo che permane ma che non sarà decisamente più un problema e che, naturalmente, non imporrà più l’uso del bonifico per ovviare al problema di una mancata accettazione del pagamento con POS. La logica del cashless fa parte ormai del nostro sistema economico. Tanto vale farci l’abitudine.