Se parliamo di Italia non possono che venire alla mente determinati alimenti o bevande. Un esempio su tutti?
Impossibile, sguazzando nel luogo comune immaginare il nostro paese senza fare riferimenti a caffè o cappuccino. Stiamo parlando forse degli articoli, delle bevande più consumate dai turisti nelle nostre città, questo perchè parliamo di abitudini ben radicate ormai in ogni parte del mondo. Di conseguenza arriviamo a considerare tali business come talmente appetibili da attirare le attenzioni di investitori spesso inimmaginabili.
Approfittando sempre del luogo comune possiamo dire che in effetti, esaminando il nostro tessuto sociale possiamo ben distinguere per certe popolazioni determinate attività commerciali. Banale riflessione, certo, ma non è sbagliato affermare che nella maggior parte delle città italiane ad esempio dei veri e propri bazar siano quasi in ogni occasione esclusiva di commercianti di nazionalità cinese. Negli ultimi tempi qualcosa però è cambiato. Gli interessi di molti investitori stanno letteralmente cambiando, la realtà lo dimostra.
Niente spesso è come sembra insomma, si potrebbero dare per scontate alcune cose che in realtà nel tempo possono prendere tutt’altro volto, tutt’altro tratto in qualche modo. Le ultime notizie in merito parlano di una certa imprenditoria cinese interessata fortemente proprio a caffè e cappuccino. I bar cinesi, sarebbero, ad oggi, una delle novità assolute nel nostro paese. Il tutto, secondo molti potrebbe nascere dalla crisi nel settore della moda che in qualche modo spinge a ripiegare su quello per l’appunto dei bar.
L’immagine che spesso viene raccontata per spiegare il fenomeno è quella della grande città del nord Italia. Un esempio su tutti può essere Milano. Una via qualsiasi offre l’opportunità di verificare effettivamente il numero di attività gestite da lavoratori cinesi. Dalla ristorazione alla lavanderia passando per il parrucchiere. Il bar è l’ultima frontiera, quello che consente in qualche modo la sicurezza, caffè e cappuccino si vendono sempre quotidianamente in grandi quantità.
Caffè e cappuccino, ecco la novità: il nuovo mercato individuato dai lavoratori cinesi
La dinamica resta bene o male la stessa di sempre, stando a quanto raccontato da chi in qualche modo è stato vicino a certe situazioni. I cinesi acquistano in contanti, cosi come risaputo bene o male e in buona parte dell’intera operazione in nero. Rilevano le attività da imprenditori italiani, da persone probabilmente spesso in difficoltà ed iniziano quindi a produrre per conto proprio con attività che bene o male assicurano una certa fonte di profitto se ben sfruttate.
Ad un certo punto, anche qui come ampiamente risaputo una parte consistente di profitti torna nel paese di origine, quindi in Cina. Consideriamo, cosi giusto per farci una idea precisa di ciò che può voler dire gestire un bar in Italia per un cittadino cinese, che li, nel suo paese nelle campagne, un operaio guadagna mediamente tra i 100 euro ed i 150 euro, in Italia mediamente 1000 euro. Con un bar si possono guadagnare anche 2000 euro mensili. Quei soldi serviranno ai parenti del lavoratore in questione per intraprendere nuove attività e far ripartire in qualche modo il ciclo economico.
Immaginiamo inoltre una buonuscita per il commerciante dalla quale si rileva l’attività ed abbiamo un’idea di cosa significano questi investimenti per i cittadini cinesi. Fondi alimentati con molta probabilità in patria da mercati paralleli e probabilmente da ambienti criminali che chiaramente investono sull’indebitamento generale. In merito poi all’impatto che tali affari possono avere sul nostro paese è giusto dire che finchè gli italiani saranno sempre pronti a vendere i cinesi saranno tra i primi ad interessarsene. Non è tanto il cinese che acquista in un certo senso, ma l’italiano che vende. La cosa potrebbe quindi essere vista con occhi diversi.