Se a luglio lo stop delle forniture del gas russo dovesse accadere realmente dovremo aspettarci non un bianco ma un nero inverno.
Putin minaccia l’interruzione delle forniture di gas per i Paesi dell’Unione Europea. Quali sarebbero le conseguenze per l’Italia?
I missili e le testate nucleari non sono l’unica minaccia avanzata dalla Russia al resto del mondo. Con riferimento all’Europa, Putin ha nelle mani un’ulteriore arma con cui minacciare i Paesi UE ossia il gas. Usandola, l’Italia così come le altre nazioni si ritroverebbero prive dello stoccaggio necessario per garantire a tutti i cittadini di rimanere al caldo durante il freddo inverno. Le previsioni denunciano una situazione paradossale in cui le iniziali posizioni si sono invertite causando una preoccupazione non da poco. Se inizialmente l’UE minacciava la Russia di embargo al gas russo, ora è Putin a prospettare il taglio delle forniture ai Paesi europei. L’autonomia, purtroppo, è ancora lontana dall’essere raggiunta – almeno per l’Italia – e la prospettiva di un inverno senza le adeguate scorte assomiglia sempre più ad una prossima realtà.
Lo stop del gas russo previsto per il mese di luglio si appoggia ad un “anticipo” regalato lo scorso 16 giugno. Gazprom ha diminuito del 15% l’approvvigionamento all’Italia e del 40% alla Germania con la scusa di problemi tecnici legati alle sanzioni che hanno reso irreperibili dei pezzi di ricambio.
La previsione dell’interruzione delle forniture ha portato il Consiglio Europeo a stabilire che entro il 1° novembre tutti i Paesi comunitari dovranno avere i serbatoi di stoccaggio pieni all’80% per arrivare all’85% entro il mese di dicembre. Per raggiungere tale obiettivo sarà necessario che le nazioni con più rifornimenti aiutino quelle con meno scorte a disposizione soddisfacendo un meccanismo di solidarietà. Un’ipotetica interruzione a breve del gas russo impedirebbe ai Paesi UE di mettere in atto questo sistema di sostegno reciproco.
Al momento i Paesi con un maggior numero di scorte di gas sono la Germania, l’Italia, l’Austria, la Francia e l’Olanda con una percentuale compresa tra il 40% e il 60%. La Polonia è in testa con serbatoi pieni al 97%. Solo un continuo afflusso del gas russo potrebbe far raggiungere alle nazioni citate la giusta percentuale entro il 1° novembre ed evitare, così, che la popolazione passi un inverno al freddo. Putin è consapevole di questa situazione e potrebbe decidere di interrompere o diminuire le forniture per impedire il raggiungimento dell’obiettivo dell’80%. Ecco che il gas diventerebbe un’arma contro l’Unione Europea anche se significherebbe far perdere il lavoro a migliaia di persone e infliggere un pesante colpo all’economica della Russia.
Le armi di difesa in mano all’Italia sono, attualmente, poche. La spinta all’autoproduzione di energia elettrica per le imprese e a livello domestico non potrà mai essere sufficiente per arginare i pericoli di un taglio del gas russo. Il Governo è al lavoro per stipulare accordi con altri Paesi fornitori di gas come l’Azerbaijan ma la quantità che possono garantire non è equiparabile a quella della Russia. Servono interventi efficienti e concreti e, soprattutto, occorre una consapevole gestione di un eventuale aumento dei costi del gas qualora a luglio arrivi lo stop del gas russo.