Ferie pagate, sì ma quanto? La risposta arriva dalla Legge

Quello al riposo è un diritto acquisito e maturato dal lavoratore durante la sua attività. Per questo le ferie devono essere retribuite.

 

Per certi versi, è il momento più atteso dell’anno l’estate. A patto che, almeno in parte, venga trascorsa come periodo di ferie. Altrimenti, coniugare caldo (sempre più torrido) e lavoro sarà un’impresa.

Ferie pagate
Foto © AdobeStock

Fortunatamente, è proprio il periodo estivo che vede la presenza del più lungo momento di riposo, almeno nella maggior parte dei casi. Meglio ancora se le agognate ferie fossero pagate dal datore di lavoro. Nel senso che, sia pure in un momento di fondamentale stacco dalle proprie mansioni, il dipendente continua a percepire regolarmente la sua retribuzione. Tecnicamente, essendo le ferie un diritto, il problema non dovrebbe porsi. Tuttavia, dal momento che non sempre le cose sono come sembrano, è bene fare chiarezza e capire se, effettivamente, la retribuzione sia sempre concessa e, soprattutto, se lo sia in forma piena. Alcuni casi, addirittura, sono finiti sul tavolo della Corte di Cassazione, perlopiù per revisioni dello stipendio al ribasso rispetto al dovuto.

Gli ermellini, da parte loro, hanno fatto sapere che esiste una specifica normativa europea in tal senso, risalente al 2003 e che impedisce la validità di contratti che escludano indennità dalla base della retribuzione. A ogni modo, anche la Legge italiana interviene in tal senso. Basti pensare che la stessa Costituzione prevede per il lavoratore sia il diritto al riposo settimanale che alle ferie annuali retribuite. Anzi, addirittura il lavoratore “non può rinunciare” a goderne. Certo, il calcolo della retribuzione è tutt’altra faccenda. Un riferimento è proprio l’articolo 36 della Costituzione, che definisce il diritto alle ferie.

Diritto alle ferie pagate, il problema del calcolo: come funziona

Stando così le cose, a norma di Legge, le buste paga relative ai periodi di ferie non mancheranno delle consuete voci che riguardano tutti gli altri cedolini. Chi ha la possibilità di usufruire di uno stipendio fisso mensile, in sostanza, dovrà percepire la retribuzione consueta, senza tagli o riduzioni. Per chi riceve una paga oraria, invece, il numero di ore di ferie andrà moltiplicato per la paga oraria. Il che porterà a indicare separatamente, in busta paga, la retribuzione per ferie e quella per le ore lavorate. In pratica, si continuerà a ricevere il proprio compenso ma con un riferimento a parte per le ferie rispetto agli importi per il tempo effettivamente lavorato. Durante il periodo di ferie, inoltre, il dipendente dovrà percepire uno stipendio commisurato agli elementi della retribuzione globale, bonus inclusi. Ancora una volta, a essere escluse saranno le sole spese occasionali.

Per tornare alla normativa dell’Unione europea, la Cassazione ha di recente risollevato il riferimento, indicando come il datore di lavoro non avrà la facoltà di ridurre la retribuzione del dipendente in virtù della fruizione di un periodo di ferie. Questo perché si fa riferimento a un preciso diritto del lavoratore. Del resto, il riposo del periodo di vacanza è funzionale anche al recupero delle energie fisiche e mentali del dipendente. Inoltre, qualora si incentivi la rinuncia al congedo, si andrebbe a contravvenire gli obiettivi di tutela della salute e della sicurezza del dipendente. Per questo ogni clausola contrattuale che rimuova tali diritti, andrà ritenuta nulla.

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