Il problema della contaminazione dell’acqua da parte dei metalli pesanti potrebbe trovare a breve una soluzione. Grazie a un elemento comunissimo.
Spesso ci interroghiamo sulla possibilità di installare un dispositivo di depurazione dell’acqua in casa nostra. Un po’ per eliminare le bottiglie di plastica, un po’ per toglierci i dubbi circa la bontà effettiva dell’acqua del rubinetto.
Il problema, infatti, è la concentrazione (possibile o probabile, a seconda dei casi) di metalli pesanti nell’acqua corrente. Teoricamente, esistono dei limiti ben precisi entro i quali mantenersi per garantire un afflusso puro e senza effetti collaterali sui consumatori. E questo riguarda qualsiasi tipologia di metallo, in primis il piombo. Tuttavia, l’erogazione di acque pulite incontra più volte qualche intoppo e, secondo i dati più recenti, la contaminazione sarebbe addirittura in crescita. A questo contribuiscono dei fattori inquinanti per così dire “nuovi”, dovuti ai rifiuti elettronici, e quelli più comuni, attribuibili alle acque reflue delle industrie. Sono soprattutto queste a far sì che alcuni quantitativi di metalli pesanti sfuggano ai filtraggi e finiscano per inquinare (per fortuna solo parzialmente) l’acqua destinata al consumo privato.
Senza contare che, in passato, il piombo è stato utilizzato per la realizzazione degli impianti idrici, rubinetti compresi. E, fino a pochi anni fa, figurava fra i componenti di vernici e carburanti, oltre che in moltissimi oggetti di uso comune. Il che, unito alla poca attenzione nella differenziazione dei rifiuti, ha creato i presupposti per un’ingerenza del metallo all’interno delle acque, coadiuvata anche dalle caratteristiche insite del piombo che, contrariamente ad altri metalli, non si degrada. Chiaramente, gli effetti sulla salute umana sono diversi e dannosi, sia pure proporzionati ai quantitativi assunti involontariamente. Anche la semplice esposizione può provocare dei danni. Alcuni dei quali sono ben visibili e, per questo, possibili indicatori sospetti.
Manifestazioni di nervosismo, coliche, anemia o semplice debolezza cronica, sono sintomi da non sottovalutare. Questo perché il contatto costante con il piombo, anche se in quantità ridotte, può provocare effetti deleteri dovuti all’accumulo. Un mancato intervento per tempo, potrebbe portare a conseguenze anche più serie, come problematiche renali e cardiovascolari negli adulti e danni per i bambini nella fase dello sviluppo. La depurazione totale degli impianti idrici resta quindi un tema centrale e prioritario anche se, negli anni, sempre più complesso. Al di là dell’acqua per uso domestico, quella più soggetta a controlli e depurazioni, l’inquinamento da piombo può riguardare anche mari e fiumi, proprio in virtù della difficoltà nel tenere sotto controllo tutti gli scarichi industriali. I quali, per legge, devono comunque essere soggetti a regolamentazione al fine di evitare l’inquinamento ambientale.
Negli ultimi mesi, una possibile soluzione sarebbe stata individuata negli Stati Uniti, dove alcuni esperimenti starebbero andando verso una direzione definitiva rispetto al problema. Dal momento che il fenomeno della contaminazione riguarda praticamente tutti i Paesi industrializzati, la problematica è di interesse comune. E quindi anche le sue potenziali soluzioni. Il progetto in fase di sviluppo al Massachusetts Institute of Technology (Mit), mira sia ad azzerare i livelli di inquinamento dell’acqua che ad abbattere i costi degli impianti di depurazione, grazie a un’applicazione su larga scala. L’elemento potenzialmente in grado di risolvere il problema altro non sarebbe che il lievito, indicato dagli esperti come capace di assorbire il piombo. Sul tavolo, ci sarebbe quindi lo studio di un impianto di depurazione che possa sfruttare queste caratteristiche a basso costo, anche per la facile reperibilità dell’elemento. Anzi, visti gli scarti, per qualcuno la depurazione potrebbe diventare addirittura gratis.