Il Codice della crisi d’impresa pronto a entrare in vigore. Le imprese potranno accedere a sistemi di risanamento diversi. Con qualche dubbio.
Non è un mistero che l’attività di riscossione sia ormai partita a pieno ritmo. Tuttavia, in merito alle novità che diventeranno operative dal 15 luglio, ci sono ancora una serie di interrogativi.
Il punto è capire se il Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza possa essere letto nell’ottica di una sorta di riscossione indotta, come ipotizzato da Italia Oggi. L’articolo 6 del decreto legislativo di riferimento, approvato il 15 giugno scorso dal Consiglio dei ministri, attende solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per entrare a regime. E la data del 15 luglio diventa fondamentale per una serie di ragioni: la prima è che l’Italia, così facendo, si manterrebbe in linea con la direttiva dell’Unione europea Insolvency. Una direttiva ormai datata (2019) ma che richiederà al nostro Paese una contezza maggiore sulla crisi dell’impresa. L’obiettivo, infatti, è quello di raggiungere il risanamento in modo rapido, potenziando gli strumenti a disposizione.
Una mission che, tuttavia, richiedeva all’Italia una flessibilità maggiore sul diritto della crisi d’impresa. Una strada per la verità già intrapresa dal legislatore, con nuovo Ccii emanato il 12 gennaio del 2019. Una serie di novità previste nel piano che l’entrata effettiva in vigore era stata posticipata di qualche mese, finendo per arrivare a dama addirittura l’1 settembre successivo. Solo formalmente però, visto che l’irruzione della pandemia aveva costretto a rivedere i piani, posticipando ancora la messa a paro sull’aspetto più delicato. Anche perché la crisi pandemica aveva moltiplicato non solo il rischio di criticità nelle imprese ma anche i fronti concreti di emergenza.
Ora come ora, la crisi sembrerebbe alle spalle. Almeno a dare un’occhiata alla situazione della riscossione, rimessa in moto già in autunno anche a fronte di una condizione che, di fatto, parla ancora la lingua dell’emergenza. Inoltre, a complicare ancora di più la situazione di criticità generale è intervenuta l’introduzione del sistema di allerta, portata a compimento dalla riforma Rordorf e recepita a tutti gli effetti con gli articoli 14 e 15 del Ccii. In sostanza, nel provvedimento si inserivano segnalazioni sia interne che esterne, obbligate dai medesimi articoli. I sistemi erano stati comunque rinviati addirittura al 31 dicembre 2023, proprio a seguito dell’insorgere di una serie di problematiche di natura sistemica. Inoltre, anche le associazioni di categoria avevano manifestato non poche critiche.
La riforma del Ccii, in sostanza, segue la linea della direttiva Insolvency. La quale, per il prossimo 17 luglio, dovrà a tutti gli effetti essere recepita ed entrare in vigore. Da capire cosa accadrà coi sistemi di allerta. In teoria, il sistema nella sua complessità, incluso il Codice crisi d’impresa, dovrebbe facilitare il risanamento delle aziende in crisi. Le quali hanno già adottato alcuni provvedimenti specifici. Più che di riscossione, in sostanza, si pone l’obiettivo di parlare di riscossa. Con una serie di obiettivi prefissati, in primis contribuire al funzionamento del mercato interno. E ancora, eliminare ostacoli all’esercizio delle libertà fondamentali e garantire a imprese e imprenditori sani di accedere ai quadri nazionali di ristrutturazione. Scopo finale, acquisire maggiore efficacia nelle procedure di ristrutturazione ed esdebitazione.