La crisi dei semiconduttori si riversa anche sulla Tessera sanitaria. Niente microchip sulle nuove card. Ma lo Stato ha pensato a un’alternativa.
Il vecchio detto sui rischi corsi da “chi lascia la via vecchia” può essere considerato vero. Ma è vero pure il detto parallelo, ossia che “chi non risica non rosica”.
In pratica, a volte è necessario prendersi il beneficio del dubbio per percorrere strade nuove. Visto mai che non fossero prolifiche. Tuttavia, negli ultimi anni si è arrivati a sperimentare tecnologie che vanno decisamente al di là della semplice funzionalità. Ad esempio, una società polacca ha sperimentato un primo chip da inserire sottopelle e da collegare a un account bancario, così da eseguire i pagamenti semplicemente poggiando il polso su un dispositivo contactless. Roba da fantascienza fino a poco tempo fa. E guardata con un legittimo timore, visto che il pensiero di avere un dispositivo intelligente nella propria mano, vuoi o non vuoi, è considerata una soluzione eccessiva.
Anche perché le carte, in fondo, stanno ottenendo consensi. Il pagamento contactless pure ma solo attraverso mezzi fisici e, soprattutto, esterni alla nostra persona. Di microchip, infatti, ce ne sono abbastanza. E tutti rientranti in un dibattito piuttosto acceso, in quanto posizionati in apparecchi come smartphone, computer e altri strumenti di larghissimo utilizzo. Recentemente, tali strumenti sono stati protagonisti di una polemica ancora più accesa, alimentata dalla crisi vissuta per l’emergenza pandemica, che ha portato all’aumento dei costi e, di conseguenza, a una carenza di tali prodotti. E a proposito di card magnetiche, una situazione particolare sta riguardando la Tessera sanitaria. Dall’1 giugno, lo Stato ha iniziato a inoltrare le nuove ma la notizia non è questa.
Una particolarità riguarda la nuova Tessera sanitaria: è infatti priva del microchip, utile per l’accesso ai servizi digitali della Pubblica amministrazione. In sostanza, la nuova card non sarebbe in grado di assolvere ad alcune di quelle funzioni che, in qui, avevano caratterizzato lo strumento. Un bel problema. Le tessere a scadenza imminente sarà meglio conservarle ancora per un po’, specie se la cessazione dell’utilità fosse fissata al 2023. Il deficit delle nuove tessere non è legato a errori ma frutto della difficoltà di reperimento di questa componente. Un po’, in piccolo chiaramente, quello che sta succedendo al settore automobilistico, spesso frenato proprio dall’assenza di questi dispositivi. Lo Stato, a ogni modo, ha cercato di non farsi cogliere impreparato e ha disposto una sorta di normativa a tutela dei cittadini.
Il che ci riallaccia a quanto detto poc’anzi, ossia alla necessità di conservare la Tessera sanitaria vecchia. Le quali saranno ancora valide anche se scadute. Una soluzione temporanea naturalmente, in attesa che l’emergenza rientri in ranghi controllabili. Le vecchie tessere potranno essere utilizzate ancora fino al 2023, a tutti gli effetti come una carta nazionale dei servizi. Chiunque riceverà la Tessera sanitaria senza il tipico quadratino dorato (il microchip) non dovrà pensare a errori ma si troverà di fronte il riflesso della crisi del comparto semiconduttori. Il che, fino a poco tempo fa, difficilmente avrebbe potuto entrare in modo così deciso nella quotidianità delle persone.